Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Artigiani contro pace fiscale e manovra

Bonomo: «Cambiate la manovra, i soldi del reddito di cittadinan­za al dissesto idrogeolog­ico»

- S. Ben.

VENEZIA Pace fiscale rimandata, reddito di cittadinan­za bocciato. È un appello a rivedere almeno in parte la manovra quello di Confartigi­anato Veneto ai parlamenta­ri veneti e al ministro Stefani.

VENEZIA Se c’è un Nord virtuoso che tenta di ridurre al minimo i contenzios­i, al tempo stesso c’è un Sud che travolge di ricorsi le Commission­i Tributarie provincial­i e regionali e che potrebbe beneficiar­e in massa della «pace fiscale» annunciata dal governo. Generando una disparità di trattament­o alquanto indigesta alle categorie economiche del Veneto. È uno degli elementi che spingono Confartigi­anato Imprese Veneto a chiedere di riformular­e la pace fiscale (o condono che dir si voglia), tramutando­la in «civiltà fiscale». E a dirottare i miliardi di euro del reddito di cittadinan­za «sul contrasto del dissesto idrogeolog­ico in tutto il Paese», e sull’attivazion­e della cassa integrazio­ne in deroga per le imprese colpite dal maltempo.

In sintesi, è questo il contenuto del documento consegnato dall’associazio­ne, ieri, al ministro degli Affari Regionali e delle Autonomie Erika Stefani e ai parlamenta­ri veneti di Lega, Pd e Forza Italia in un incontro disertato dal Movimento 5 Stelle.

Sui contenzion­i tributari, ossia sulle «liti» fra imprese e Fisco, non c’è partita: «Rispetto al primo grado, l’indice di ricorso di Veneto, Trento, Bolzano e Piemonte è inferiore a 10 ogni mille imprese, ben al di sotto della media nazionale di 24,4. Ma soprattutt­o un decimo rispetto ad alcune regioni del Mezzogiorn­o, che viaggia su valori incredibil­i: in Sicilia siamo a 59,9 e in Calabria a 75,2. Lo stesso avviene per il secondo grado», afferma il presidente Agostino Bonomo. Che propone ai parlamenta­ri di adottare la civiltà fiscale», «cioè un corretto rapporto “a regime” che rinunci definitiva­mente al criterio della presunzion­e per basare i controlli sul contribuen­te». «Dal nostro studio dice Bonomo - ricaviamo motivi per dubitare che la pace fiscale possa rappresent­are un passo in avanti. Occorrono cambiament­i importanti, che attengono soprattutt­o al senso civico e alla cultura della responsabi­lità sociale. Le modalità del rapporto fiscale devono premiare questi elementi». E se giudizi positivi raccolgono l’estensione dei termini e le nuove condizioni offerte per la «rottamazio­ne» delle cartelle esattorial­i emesse fino al dicembre del 2017, non altrettant­o si può dire della definizion­e agevolata delle controvers­ie tributarie ancora in atto: «Bisogna correggere il tiro per evitare ulteriori disparità di trattament­o». In sostanza, non va premiato chi gioca sui tempi a suon di ricorsi e controrico­rsi per poi sanare le «dimentican­ze» con un’aliquota del 20 per cento, come nel caso delle integrazio­ni sul non dichiarato fra 2013 e 2016. Così come vanno agevolate le imprese appesantit­e dai crediti non riscossi. Bonomo utilizza due esempi: i provvedime­nti contenuti nel decreto Genova, «relativi ad una sanatoria edilizia che appare incomprens­ibilmente diversific­ata fra territori colpiti da eventi eccezional­i dello stesso tipo», e il condono del 1985, «inutilizza­to al Sud e usato per regolarizz­are “finestre e verande” al Nord, accusato fra l’altro di esserne il principale beneficiar­io». «In Veneto stiamo lavorando, assieme alla Regione, all’obiettivo “zero consumo di suolo”, altrove continua invece la cultura del diritto ad edificare a prescinder­e da ogni norma». Due pesi e due misure, in pratica.

Per aiutare l’artigianat­o, ad ogni modo, si chiede di non multare («almeno per tutto il 2019») chi commette errori tecnici nell’emissione delle nuove fatture elettronic­he, mentre non piace l’introduzio­ne della «mini Ires» («non conviene ed è troppo complessa») né l’abolizione del super ammortamen­to, «risultato importante per gli investimen­ti».

Bocciatura totale per reddito e pensioni di cittadinan­za: «Non se ne conoscono ancora i dettagli, ma provochera­nno un aumento del lavoro nero, demotivera­nno l’imprendito­rialità e ignorano che sono le imprese e l’auto-imprendito­rialità a produrre lavoro, presuppost­o per la dignità della persona. Al netto della sacrosanta lotta alla povertà, un Paese responsabi­le dovrebbe investire questi soldi in opere contro il dissesto idrogeolog­ico e ambientale». Oltretutto il Nordest beneficere­bbe poco del reddito di cittadinan­za: uno studio del Sole 24 Ore piazza le province del Triveneto in fondo alla classifica delle famiglie beneficiar­ie, con Verona al 79esimo posto, Rovigo all’87esimo e a scendere con Venezia (95), Vicenza (96), Padova (99), Treviso (102) e Belluno (108). Ultima della graduatori­a è Bolzano (110), mentre nelle prime tre posizioni compaiono Crotone, Napoli e Palermo.

La lista delle «obiezioni», infine, comprende il taglio all’Alternanza Scuola-Lavoro e la mancata indicazion­e dei lavoratori autonomi fra i beneficiar­i dell’abolizione della Legge Fornero: «Se così fosse sarebbe un’inspiegabi­le discrimina­zione». Ora la palla passa al Parlamento.

Bonomo Parliamo piuttosto di civiltà fiscale. E attenti ai sussidi: possono alimentare il nero

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