Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Vinicola Zonin, vicino l’ingresso di Ale Benetton
Con 60- 70 milioni, a diventare socio al 35%-40% della vinicola Zonin 1821, sarà 21Asi, (Alessandro Benetton).
VICENZA Le consultazioni in atto dalla scorsa primavera a Gambellara per individuare un investitore di minoranza da far entrare nella Casa Vinicola Zonin pare siano vicine alla conclusione. Con una iniezione di capitale, da quel che si profila, compresa fra i 60 ed i 70 milioni, a diventare socio al 35%-40% della casa vinicola, capace di produrre ricavi per oltre 200 milioni, sarà con tutta probabilità 21Asi, vale a dire una società-veicolo creata pochi mesi fa al 50% dalla 21 Partners riferibile ad Alessandro Benetton e la scozzese Aberdeen Standard Investments allo scopo di poter operare sul mercato del private equity con un proprio fondo da un miliardo di euro da impiegare nel supporto a società non quotate.
L’ingresso in Zonin dovrebbe avvenire attraverso una ripatrimonializzazione che pare non abbia alcuna intenzione di mettere in discussione la governance della famiglia fondatrice. Per la conclusione della trattativa, condotta per Zonin da Mediobanca, e l’apposizione delle firme dovrebbe a questo punto essere necessario attendere ancora circa un mese e alla base dell’iniziativa, come confermato dagli ambienti vicentini, c’è il progetto già anticipato a maggio. Vale a dire quello di ottenere energia fresca per estende la presenza del gruppo vinicolo in aree internazionali, nelle quali già oggi si concentra l’85% del valore della produzione. «L’apertura a capitali esterni – era stato allora sottolineato – risulta fondamentale per cogliere importanti opportunità in un mercato in rapida evoluzione». Questo sulla scia di quanto era stato annunciato lo scorso anno relativamente all’avvio del progetto «Dos Almas», in Cile, che punta alla produzione di 600 mila bottiglie in tre anni grazie ai vitigni selezionati in tre diversi territori del Paese. Zonin1821 ha chiuso il 2017 con un valore della produzione per 198,5 milioni (+4,2% rispetto all’esercizio precedente) ed un utile di 5,5 milioni, in linea con il 2016. L’incremento del business, secondo quanto riportato nella relazione di bilancio 2017, è legato soprattutto alle vendite all’estero ma anche ad una visibile ripresa del mercato domestico.
L’indebitamento della società supera i 72 milioni verso le banche di cui una trentina a breve scadenza, oltre ad una settantina nei confronti dei fornitori, per un totale, assieme ad altre voci, di poco inferiore ai 150 milioni. L’attività operativa ha comunque consentito la generazione di flussi di cassa per 9,7 milioni che, assieme a finanziamenti per 6,2 milioni, hanno permesso di sostenere nell’anno investimenti per una decina di milioni. Con effetto dal 1. gennaio il sistema Zonin ha provveduto a compiere un’operazione societaria definita nel bilancio 2017 «unicamente riorganizzativa» e che consiste nella scissione parziale di Azienda conduzione terreni agricoli (Acta) Spa in Casa Vinicola Zonin, conferendo a quest’ultima capitali per circa 107 milioni di euro fra fabbricati, tenute, marchi e partecipazioni. Oggi, per ricavi, Zonin è il quarto player nazionale dietro a Cantine Riunite, che fattura circa tre volte, quindi Caviro, con 315 milioni, e Antinori, con 221. A gestire la società sono i fratelli Domenico, Francesco e Michele, figli di Gianni Zonin, con la regia dell’amministratore delegato, Massimo Tuzzi.