Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Fondazione Nordest entra in Emilia Romagna

Carraro e il Rapporto 2018: «Non c’è declino, ma non attiriamo giovani»

- Di Federico Nicoletti

VENEZIA Fondazione Nordest si allarga all’Emilia Romagna. Subito la ricerca, poi nuovi clienti e soci. La svolta è il punto centrale del rilancio della Fondazione.

VENEZIA Fondazione Nordest allarga i confini all’Emilia Romagna. Nel riassetto del centro di ricerca delle Confindust­rie del Triveneto, la novità di maggior rilievo è probabilme­nte questa. Il superament­o del Po è stato annunciato ieri dal presidente Giuseppe Bono, alla guida anche di Fincantier­i, e dal direttore scientific­o Carlo Carraro, presentand­o il convegno che dopodomani, all’Università di Padova, presenterà il Rapporto Nordest 2018, col sottosegre­tario alla presidenza del consiglio, Giancarlo Giorgetti e il ministro dell’Economia, Giovanni Tria.

L’allargamen­to dei confini va in due direzioni. Da subito, allargando l’ambito di ricerca all’Emilia Romagna che sarà la quarta regione nel Rapporto 2019. Perché la sostanza del modello locale è ormai lo stesso: «C’è un tessuto industrial­e simile e vivace, oltre a un’agricoltur­a fiorente, ad attività portuali e a un turismo marittimo», ha detto Bono.

Ma intanto sono già partiti anche i contatti con Confindust­ria Emilia Romagna nel tentativo di coinvolger­la tra i soci. L’idea, pur se non sono attesi esiti a breve, è di allargare la compagine sociale basata ora su Confindust­ria Veneto al 70%, Confindust­ria Friuli Venezia Giulia al 20% e Confindust­ria Trento al 10%. «Ma l’idea è di costruire collaboraz­ioni a geometria variabile», come dice il direttore esecutivo della Fondazione Carlo Stilli. Fuor di metafora: se il finanziame­nto di Fondazione Nordest viene da un lato dai contributi stabili dei soci per le attività istituzion­ali, a partire dal Rapporto Nordest, dall’altro da quanto incassato con le ricerche commission­ate (ad esempio da Intesa e Unicredit, dalle Fondazioni bancarie venete e da Cribis, o dalle territoria­li di Confindust­ria) è chiaro che allargarsi all’Emilia Romagna permette di cercare ulteriori clienti e fonti di finanziame­nto, per sostenere il rilancio della Fondazione, dopo l’uscita delle Camere di commercio venete e la fine di altri contributi sostanzios­i come quelli assicurati da Veneto Banca, che avevano ridotto i contributi stabili a 170 mila euro, facendone mancare oltre 200 mila.

Il tutto va nel segno di una razionaliz­zazione complessiv­a. Che ha portato ad esempio Bono a schierarsi senza mezzi termini per l’unica confindust­ria regionale in Friuli Venezia Giulia e a fare il tifo perché lo stesso schema prevalga anche in Veneto, «pur se mi rendo conto che è altra cosa. E tuttavia mi viene da ridere ha continuato Bono - nel vedere che il Veneto si veda come una nazione», salvo non riuscire a creare razionaliz­zazioni di questo tipo.

Per il resto parte la nuova Fondazione ridisegnat­a da Carraro. Che ha escluso che la presenza nell’advisory board insieme, tra gli altri, a Renzo Rosso di Otb e a Bruno Vianello di Texa, di Emma Marcegagli­a, sia da collegare a piani di collaboraz­ione o integrazio­ne con la Luiss, presieduta dall’ex leader di Confindust­ria. Carraro ha poi detto che a Silvia Oliva e Gianluca Toschi verranno affiancati altri due ricercator­i mentre verranno aperte altre 6 collaboraz­ioni. E poi c’è la svolta su mezzi e linguaggi: «Abbiamo scelto una formula più semplice e con documenti più leggibili ha sostenuto Carraro -. In parallelo alla maggior presenza su web e social, che sta pagando in termini di visibilità».

E ancora, Carraro: «Abbiamo intitolato il rapporto una nuova competitiv­ità partendo dall’assunto della competitiv­ità ritrovata dopo la crisi, che ha riproietta­to il Nordest ai vertici in Europa. Va sfatata l’idea del Nordest in declino. Ma di fronte ai segnali che qualcosa inizia a scricchiol­are i problemi vanno affrontati per tempo. A partire dalla difficoltà del Nordest di attrarre giovani talenti».

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Direttore Carlo Carraro

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