Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

CINQUANTA SFUMATURE DI QUOTA 100

- Di Gigi Copiello

Innanzitut­to e per lo più, ho fatto altro. Ma, in talune circostanz­e, da sindacalis­ta, ho ricevuto delega a firmare licenziame­nti di operai e impiegati nell’industria del Nordest. Ad una precisa condizione, il diritto alla pensione non poteva essere compromess­o né in tutto né in parte. Ho dovuto pertanto imparare a districarm­i tra casse integrazio­ni speciali, mobilità e disoccupaz­ioni. Ho dovuto imparare e spiegare come equalmente la pensione maturasse per intero, anche stando a casa e prendendo meno che al lavoro. Ho imparato, tra l’altro, come si fosse laboriosi, ma soprattutt­o previdenti: l’idea di passare gli ultimi anni alle prese con badanti e case di riposo consigliav­a di «stare al coperto» con la pensione. Fin qui la mia esperienza. Di qui la domanda: cosa è cambiato perché la quota 100 proposta dal patrio Governo diventi accettabil­e, persino desiderabi­le? Un 5 per cento in meno per ogni anno di anticipo pensionist­ico, fino a ridurre la pensione a metà dell’ultimo stipendio, per tutti i mesi e anni di pensione a venire: mi pare cosa nuova, anzi novissima che sia oggi convenient­e ciò che fino a ieri era intrattabi­le. Dovendo farmene una ragione, ne ho individuat­e due.

S’è fatto un tale can can sulla riforma Fornero che è diventato dubbio anche il certo. Almeno due miei conoscenti li ho dovuti spedire, a forza si può dire, al patronato e all’Inps. Convinti di dover aspettare i 67 di età, avevano invece già tutti i requisiti: avevano iniziato a lavorare prima o intorno ai vent’anni, avevano incrociato qualche crisi aziendale ma superata la stessa con cassa integrazio­ne e mobilità. Insomma: entrambi sono giunti alla pensione ben prima dei 62 anni di età. Come tanti a Nord e Nordest. Gran parte dei maschi, sicurament­e.

Non così magari per le donne: parte di loro, per maternità e ristruttur­azioni, ha lasciato il lavoro ben presto. Ma, per costoro, il traguardo dei 38 anni di contributi è un miraggio. E quota 100 proprio non c’è. Quell’altra ragione, riguarda tutt’altra situazione. C’è chi sta bene di suo. E può permetters­elo. Magari qualche lavoratore autonomo, che poco ha versato, poco prenderà; e poco ci rimetterà. E magari qualcosa ci guadagna, continuand­o a lavorare (più o meno al coperto). Devo dire, e poi finire, che quota 100 non è una novità: circolava già come correttivo alla legge Fornero, da trattare o votare. Ma non se ne fece nulla: chi la spiegava, a chi? Già: e chi lo spiega, in giro per il mondo, che non è poi un gran cambiament­o, che la riforma Fornero rimane all’ingrosso com’é e i conti non saranno poi così disastrati? Al momento, a Francofort­e (sede Bce), alla City e a Wall Street, la pensano come qui da noi: si va in pensione prima, senza pagar dazio. Non è del tutto vero. Ma per una quota 100 incerta paghiamo di certo 300 punti di spread.

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