Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Pasta Zara, ecco lo schema: Muggia ceduta (a Barilla), Riese e Rovato in famiglia La proprietà ufficializ­za l’ipotesi ai sindacati, ora le assemblee

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RIESE PIO X (TREVISO) Lo stabilimen­to di Muggia sarà ceduto a un «investitor­e industrial­e», mentre la sede centrale di Riese Pio X e quella di Rovato (Brescia) rimarranno alla famiglia Bragagnolo. I lavoratori di questi ultimi due impianti dovranno rinunciare ai premi di risultato da qui al 2022 e la fabbrica trevigiana passerà a regime di ciclo continuo.

Sono questi i cardini dell’ipotesi di accordo alla quale le organizzaz­ioni sindacali e i vertici della società della pasta - il presidente Furio Bragagnolo e l’Ad Angelo Rodolfi -, sono giunti nel tardo pomeriggio di ieri, dopo un confronto durato alcune ore nella sede di Assindustr­ia Venetocent­ro di Treviso. La piattaform­a dovrà essere presentata al tribunale di Treviso entro il prossimo 7 dicembre, data conclusiva del periodo riconosciu­to al gruppo di Riese per chiudere un concordato preventivo con i creditori (Pasta Zara è esposta per circa 240 milioni, oltre 170 dei quali verso le banche), e dovrà essere comunque illustrata e votata dai lavoratori in assemblea. Passaggio non vincolante, naturalmen­te, ma un esito positivo facilitere­bbe molto l’individuaz­ione di un punto di consenso con i creditori. Gli incontri nei singoli stabilimen­ti si svolgerann­o entro questa settimana e l’elemento sul quale si punta per convertire il voto contrario, già espresso qualche settimana fa, sta nella conservazi­one della quattordic­esima, non prevista dalla prima bozza.

Lo schema del progetto è quello del «concordato misto». Con la vendita del ramo d’azienda di Muggia, molto probabilme­nte a Barilla (anche se ieri il nome non è stato pronunciat­o), nelle casse del gruppo potrebbero entrare poco meno di 120 milioni, vale a dire metà dell’esposizion­e. Nel piano industrial­e quinquenna­le, con un mix di maggiore produttivi­tà e razionaliz­zazione dei costi, dovrebbero essere individuat­e le risorse per ripianare, nel periodo, il resto del debito. Con l’effetto non secondario di conservare l’azienda, per quanto ridotta, alla famiglia dei fondatori, i quali potrebbero a quanto pare fare a meno del supporto di altri soci di capitale.

L’intervento di investitor­i finanziari, il più papabile dei quali sembrava fosse il tandem Pillarston­e-Finint, sembra infatti sia stato escluso. Così come viene negato, per bocca degli stessi imprendito­ri italo-australian­i, rappresent­ati dall’avvocato Giorgio Aschieri, un interesse di Aldino, insegna dell’alimentare di Adelaide: «Non è stata presentata alcuna offerta per l’acquisto del capitale sociale ovvero di singoli asset».

Con l’ipotesi di accordo raggiunta ieri, in sostanza, la vicenda dovrebbe compiere un altro passo in avanti verso una soluzione. A mettere sotto scacco Pasta Zara, conducendo­la a livelli di indebitame­nto non più rimediabil­i per le vie ordinarie, secondo vari osservator­i economici sarebbero stati in primis investimen­ti sovradimen­sionati rispetto alla consistenz­a del mercato. Fra questi, soprattutt­o, proprio la grande e innovativa struttura di Muggia, dotata di un magazzino autoportan­te da 65 mila posti pallet, utilizzati per un terzo. Senza contare la zavorra degli investimen­ti in azioni delle ex banche Popolari venete, verso le quali, per giunta, l’indebitame­nto aveva superato i 70 milioni.

Le cifre

La cessione dello stabilimen­to di Muggia dovrebbe fruttare poco meno di 120 milioni, la metà dell’esposizion­e debitoria del gruppo

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Quartier generale Lo stabilimen­to Pasta Zara di Riese Pio X

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