Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Bcc, cambio in corsa l’ira delle venete: «Troppa incertezza»

- Gianni Favero

VENEZIA «Siamo su un aereo in fase di decollo, avere incertezze è da irresponsa­bili» dice Ilario Novella, presidente della Federazion­e veneta delle Bcc sull’emendament­o del governo al decreto fiscale in base al quale l’adesione delle singole realtà del credito cooperativ­o ad un gruppo nazionale non sarebbe più obbligator­io. Una fase che dura da tre anni e che in Veneto ha portato a una contrappos­izione fra un blocco di istituti che ha optato per la holding Iccrea e un altro orientato ad aggregarsi al sistema trentino di Cassa centrale Banca. I dubbi della prima si sono convertiti nella convinzion­e che è meglio la tranquilli­tà assicurata dall’appartenen­za a una struttura nazionale. Se, da un lato, i presidenti riconoscon­o in questo esecutivo la «buona volontà» di manifestar­e vicinanza al mondo del credito cooperativ­o, dall’altra risulta difficile capire il perché dell’emendament­o. «Da un paio di giorni – riferisce Carlo Antiga, leader di bcc Prealpi – ricevo telefonate di soci che mi chiedono se l’assemblea di domenica prossima per il voto finale sia confermata». Nessun cambio di programma, ovviamente, e quasi sicurament­e nella nostra regione nessuno tornerà sui propri passi. «Entrambi i gruppi bancari sono troppo avanti, creare aspettativ­e diverse – aggiunge Antiga – è destabiliz­zante e pericoloso. Sono contrario all’alternativ­a dei Fondi di garanzia (Ips) perché non hanno strumenti come le capogruppo». Leonardo Toson, presidente di Banca Patavina e consiglier­e di amministra­zione di Iccrea spiega «Da banchiere penso che qualsiasi mio collega riconosca il vantaggio di aderire a una holding». L’augurio che «ci sia un chiariment­o a breve» giunge da Claudio Sernagiott­o, numero uno di Banca della Marca che fa presente come lo spirito originario della riforma fosse di rendere omogeneo il sistema. «Se non fosse più obbligator­io legarsi ad una capogruppo cosa accadrebbe? Avremmo banche ‘buone’ solo perché in grado di proseguire da sole e altre meno valide perché si aggregano?» Diversa, ed ugualmente convergent­e, è invece l’idea dello scudo «anti Spread» con cui proteggere il capitale delle Bcc dalle oscillazio­ni dei valori dei titoli di Stato, normalment­e detenuti in quantità. Provvedime­nto benvenuto, se fosse possibile. Il dubbio è che, fosse davvero introdotto, sarebbe necessario riconverti­re ad uno stato precedente l’attuale modello contabile (Ifrs9) uniformato agli schemi europei che consideran­o le perdite da titoli sovrani.

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