Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Bcc, cambio in corsa l’ira delle venete: «Troppa incertezza»
VENEZIA «Siamo su un aereo in fase di decollo, avere incertezze è da irresponsabili» dice Ilario Novella, presidente della Federazione veneta delle Bcc sull’emendamento del governo al decreto fiscale in base al quale l’adesione delle singole realtà del credito cooperativo ad un gruppo nazionale non sarebbe più obbligatorio. Una fase che dura da tre anni e che in Veneto ha portato a una contrapposizione fra un blocco di istituti che ha optato per la holding Iccrea e un altro orientato ad aggregarsi al sistema trentino di Cassa centrale Banca. I dubbi della prima si sono convertiti nella convinzione che è meglio la tranquillità assicurata dall’appartenenza a una struttura nazionale. Se, da un lato, i presidenti riconoscono in questo esecutivo la «buona volontà» di manifestare vicinanza al mondo del credito cooperativo, dall’altra risulta difficile capire il perché dell’emendamento. «Da un paio di giorni – riferisce Carlo Antiga, leader di bcc Prealpi – ricevo telefonate di soci che mi chiedono se l’assemblea di domenica prossima per il voto finale sia confermata». Nessun cambio di programma, ovviamente, e quasi sicuramente nella nostra regione nessuno tornerà sui propri passi. «Entrambi i gruppi bancari sono troppo avanti, creare aspettative diverse – aggiunge Antiga – è destabilizzante e pericoloso. Sono contrario all’alternativa dei Fondi di garanzia (Ips) perché non hanno strumenti come le capogruppo». Leonardo Toson, presidente di Banca Patavina e consigliere di amministrazione di Iccrea spiega «Da banchiere penso che qualsiasi mio collega riconosca il vantaggio di aderire a una holding». L’augurio che «ci sia un chiarimento a breve» giunge da Claudio Sernagiotto, numero uno di Banca della Marca che fa presente come lo spirito originario della riforma fosse di rendere omogeneo il sistema. «Se non fosse più obbligatorio legarsi ad una capogruppo cosa accadrebbe? Avremmo banche ‘buone’ solo perché in grado di proseguire da sole e altre meno valide perché si aggregano?» Diversa, ed ugualmente convergente, è invece l’idea dello scudo «anti Spread» con cui proteggere il capitale delle Bcc dalle oscillazioni dei valori dei titoli di Stato, normalmente detenuti in quantità. Provvedimento benvenuto, se fosse possibile. Il dubbio è che, fosse davvero introdotto, sarebbe necessario riconvertire ad uno stato precedente l’attuale modello contabile (Ifrs9) uniformato agli schemi europei che considerano le perdite da titoli sovrani.