Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Morto a 92 anni Lorenzoni il partigiano Eros

Sempre in prima fila nelle battaglie per i diritti e la Costituzio­ne, Berto Lorenzoni si è spento domenica a 92 anni. I funerali giovedì

- Madiotto

Umberto Lorenzoni (in foto), storico presidente dell’associazio­ne dei partigiani di Treviso, uomo di ideali, valori e battaglie civili nel nome della Costituzio­ne, si è spento domenica a 92 anni.

TREVISO Il fazzoletto dell’Anpi al collo, sul volto e sulla mano i segni di chi ha fatto la Resistenza, la passione per la sua terra, la lotta per la libertà e la giustizia, e sempre qualcosa di rosso addosso. Umberto Lorenzoni, storico presidente dell’associazio­ne dei partigiani di Treviso, uomo di ideali, valori e battaglie civili nel nome della Costituzio­ne, si è spento domenica a 92 anni.

Berto per gli amici, comandante Eros per tutti: commissari­o del battaglion­e Castelli della brigata Piave, divisione Nino Nanetti, pezzi di storia della Marca e della guerra. «Il nostro è un popolo che dimentica, un Paese senza memoria» ripeteva, e insegnava a ricordare.

Nato a Nervesa della Battaglia nel 1926, non aveva ancora finito gli studi classici quando a 17 anni è diventato partigiano. Pochi mesi dopo, la sera del 19 dicembre del 1944, mentre tentava di sabotare la ferrovia su cui dovevano transitare i rifornimen­ti di armi all’esercito tedesco, l’ordigno gli esplose in mano, perse tre dita nello scoppio. Fu portato in gran segreto all’ospedale di Conegliano, operato da un chirurgo che sosteneva la causa partigiana, ricoverato e nascosto in un ripostigli­o fino alla vigilia di Natale e poi riportato in montagna, a combattere di nuovo.

«Per me la Resistenza non è stata una scelta – raccontava -, la mia era una famiglia antifascis­ta. Ho combattuto per la democrazia e perché la libertà non ci fosse consegnata dallo straniero, ma fosse conquistat­a dagli uomini e dalle donne che se la sono guadagnata». Dopo la guerra gli proposero una decorazion­e al valore ma rinunciò perché andasse a un compagno caduto in battaglia. Per decenni ha diretto un’azienda di abbigliame­nto tenendo sempre vivo l’impegno, anche come consiglier­e comunale nella sua Nervesa e in consiglio provincial­e. Quel sorriso aperto, travolgent­e, si alternava a riflession­i profonde, contenuti solidi, mai banali e spesso pungenti. Parole rivolte sempre ai giovani e agli studenti a cui voleva trasmetter­e il significat­o della Resistenza e della Costituzio­ne.

«Istruitevi – diceva loro citando Gramsci – perché abbiamo bisogno di tutta la vostra intelligen­za, agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo».

Lorenzoni è stato uno dei più duri e costanti contestato­ri delle politiche leghiste, a Treviso e non solo, storico oppositore dello Sceriffo Giancarlo Gentilini su immigrazio­ne e diritti civili. «Lo ricordo come un personaggi­o schietto, onesto e sincero – ha detto l’ex sindaco -. Nelle diatribe politiche ho sempre guardato l’uomo e anche Lorenzoni andrà nel paradiso di Cantore, la meta di quelli come noi. La nostra generazion­e sta scomparend­o, è la legge della vita». È stato per oltre mezzo secolo non solo un testimone, ma un simbolo.

Il cordoglio è arrivato da ogni angolo della Marca: il sindaco di Treviso Mario Conte e l’amministra­zione comunale, «ha affermato le sue idee con fermezza e lealtà, facendosi apprezzare per la grande passione»; la Cgil con il segretario Giacomo Vendrame, «fu strumento vivo dei valori democratic­i»; il Partito Democratic­o attraverso il segretario Giovanni Zorzi; l’associazio­ne Binario 1 della quale era stato tra i fondatori, la Cisl con la segretaria Cinzia Bonan; la rete è diventata un grande libro di ricordi e fotografie. La bandiera di Lorenzoni era la Costituzio­ne: per la settantesi­ma festa della Liberazion­e aveva tenuto un’orazione pubblica in piazza dei Signori, con un appello al rispetto del documento fondante della Repubblica; si era speso in prima persona per il no al referendum costituzio­nale, per difendere quella Carta per cui era disposto a dare la vita.

Lascia le figlie Antonella e Sandra e i nipoti; l’ultimo saluto si celebrerà giovedì 22 alle ore 15 a Santa Bona, nella sala del commiato.

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Il partigiano­A sinistra uno dei tanti comizi tenuti da Lorenzoni con l’immancabil­e maglietta rossa. Nella foto sopra l’ultima battaglia: la manifestaz­ione contro il referendum costituzio­nale. Sotto una foto all’epoca della Resistenza
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