Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Museo della multimedialità
Visori per navigare in 3D, ologrammi schermi multi touch e videogiochi Apre a Mestre l’innovativo «M9»
Apre a Mestre il primo museo completamente multimediale Seimila foto, video e installazioni «Per fare un salto nel passato, nella storia del Novecento»
Se fossi nato cent’anni fa saresti stato quindici centimetri più basso, saresti stato convocato in piazza Venezia dal Duce, avresti mangiato, bevuto, pensato cose diverse, saresti probabilmente morto di una malattia che ora non esiste. Ma questo, forse, non ti avrebbe reso più infelice perché se avessi fatto in tempo a respirare l’aria della seconda metà del secolo avresti potuto comprare la tua prima Lambretta, salire sulla 500, fare la prima vacanza al mare, prendere per la prima volta un’autostrada, fare il primo bucato nella lavatrice. «M9 è l’unico posto dove puoi fare questa esperienza, un museo che ha radici a Mestre ma guarda al mondo in cui è possibile vivere un’esperienza unica», dice il direttore Marco Biscione. Vivere la vita di tuo nonno o di tua madre. Da oggi è possibile grazie a un investimento di 110 milioni della Fondazione di Venezia che ha «rigenerato» un’area creando il primo e unico museo completamente multimediale in Italia, uno dei pochi in Europa: M9.
«Un’opera straordinaria, che rappresenta un fiore all’occhiello per Venezia, Mestre, il Veneto e l’Italia — ha detto all’inaugurazione di ieri mattina la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati —. Sono rimasta particolarmente colpita dalla sezione 8 quella che riguarda l’italianità, in cui esprimiamo il nostro orgoglio italiano: si parla di cultura, letteratura, cinema, religione, di tutto ciò che esprime il nostro talento e il nostro genio e che ci fa apprezzare in tutto il mondo». Otto sezioni, seimila foto, 820 video per circa dieci ore di filmati video montati, cinquecento record di materiale iconografico, tra manifesti, periodici e quotidiani, 400 file audio, 150 archivi contributori, sessanta installazioni multimediali e interattivi, i numeri di quella che è stata definita una «finestra culturale con un cuore che guarda al secolo scorso ed una testa tecnologicamente avanzata». «Qui sta succedendo qualcosa di molto interessante perché è una delle sfide che abbiamo in Italia: fare qualcosa di nuovo, di contemporaneo, sulla base di quello che c’è già», ha detto il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisioli. Valerio Zingarelli, l’ad di Polymnia (la società strumentale di Fondazione di Venezia) parla di un’esperienza non ripetibile, tante sono le informazioni, le conoscenze, le immagini e i percorsi che si possono fare grazie all’uso di tecnologie innovative. Dai visori che permettono la navigazione in ambienti 3D, ai dispositivi multi-touch, dagli ologrammi agli ambienti immersivi.
«Il visitatore non è più solo spettatore, ma diventa attore e protagonista della storia del Novecento», sottolinea Biscione. Dialetto, economia, spettacolo, le sfide sono continue, tempo e risposte esatte permettono di accumulare punti e gonfiare il petto dalla soddisfazione. «Il museo — è intervenuto ieri il delegato del Pontificio Consiglio della Cultura monsignor Carlos Alberto de Pinho Moreira Azevedo — ha l’obiettivo di farci emergere come uomini e donne nelle contraddizioni del Novecento facendoci passare dai miglioramenti delle condizioni di vita alle enormi tragedie delle guerre mondiali. Un museo che ci da però segni di speranza». Un museo immateriale, fatto di tecnologia e futuro dove gli oggetti non esistono. «Stiamo suggellando di fronte al mondo che Venezia è una grande città viva e moderna, come dimostrano le sue università e la Biennale — ha detto il sindaco Luigi Brugnaro —. Nel momento in cui qualcuno pensa che Venezia stia tra Rialto e San Marco sta uccidendo l’idea di una città moderna e avanzata. Ci candidiamo ad essere esempio di una realtà che vuole migliorare trasversalmente».
L’operazione ha infatti visto una vera rigenerazione urbana grazie al progetto dello studio berlinese degli architetti Matthias Sauerbruch e Louisa Hutton che ha recuperato l’antico convento dedicato al retail con oltre 2500 metri quadrati di attività commerciali e di impresa (si insedierà ad esempio Copernico, operatore di riferimento in Italia nell’offerta di uffici e servizi legati allo smart working) e realizzando la struttura del museo vero e proprio dopo due piani sono stati dedicati all’esposizione permanente e uno per le mostre temporanee (la prima aperta il 22 dicembre sarà intitolata «L’italia dei fotografi, 24 storie d’autore con oltre 230 immagini scattate da 24 fotograi italiani che narrano il ‘900). La sfida adesso è renderlo economicamente sostenibile, spiega il presidente della Fondazione di Venezia Giampietro Brunello «perché la Fondazione deve investire su tutto il territorio e non esaurirsi sul distretto M9».