Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il vescovo: «Mandano i migranti per strada, poi difendono il presepe»

Il vescovo di Chioggia contro la politica: Natività usata a fini strumental­i per avere consenso

- Di Michela Nicolussi Moro

VENEZIA Nel 2013 tirò le orecchie all’allora vicepresid­ente del Senato, il leghista Roberto Calderoli, che definì «orango» il ministro Cécile Kyenge: «C’è solo da vergognars­i di questi rappresent­anti». Nel 2015 bacchettò Massimo Bitonci, sempre leghista e al tempo sindaco di Padova, autore di ordinanze e fiaccolate anti-profughi: «Gioca con i mal di pancia della gente per fini elettorali». Lo scorso luglio la svolta, con la difesa di un altro big del Carroccio, l’attuale ministro dell’Interno, Matteo Salvini, dall’accusa di essere Satana mossa da «Famiglia Cristiana». Ma ora monsignor Adriano Tessarollo, focoso vescovo di Chioggia e per anni delegato Migrantes della Cei, rimprovera anche lui, per il contrasto tra la difesa del presepe e il decreto sicurezza che, come scrive il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, «scarica fuori dalla porta gli immigrati».

Monsignore, come interpreta la nuova legge?

«Un paradosso. Questi politici dicono di voler preservare l’identità cattolica e cristiana, basata sull’amore per il prossimo, predicando l’odio e l’esclusione invece dell’inclusione».

È la degenerazi­one maxima della polemica scatenata dalla scelta di alcuni presidi di non fare il presepe a scuola per non offendere gli alunni di altre religioni?

«Strumental­izzano il presepe, che poi mica tutti fanno. Lo pensano i politici, ma non è così. Loro parlano alla pancia della gente per ottenere il consenso, senza capire che in questo modo aizzano gli italiani contro gli immigrati. Agevolano il rigurgito dei peggiori luoghi comuni: gli stranieri vengono qui a rubarci il lavoro, ad assorbire tutti i finanziame­nti statali, a commettere reati. Giocano sulle paure delle persone per creare contrappos­izione invece dell’integrazio­ne».

La decisione di certi dirigenti scolastici non aiuta...

«Sono dei microcefal­i. Il presepe per gli alunni musulmani è l’ultimo dei problemi. Tanto è vero che nella mia Diocesi hanno rifiutato l’ora alternativ­a a quella di religione, preferendo frequentar­e quest’ultima. Quella di eliminare le tradizioni cattoliche è una fisima di revisionis­ti che aspettano solo l’occasione per esprimere avversità nei confronti degli stranieri. Spiace che messaggi di tal genere arrivino da uomini di cultura. Dimentican­o due concetti fondamenta­li».

Cioè?

«Anche il Corano parla di Maria e di Gesù. Conosco musulmani che recitano il rosario. E poi il presepe per secoli ha ispirato l’arte, anche laica: pensiamo alla pittura, alla scultura, alle mostre dedicate alla Natività, come quelle di Verona e Napoli».

È vero che la scuola le ha sbattuto le porte in faccia?

«Eh sì, il nuovo preside di un istituto di Porto Tolle mi ha vietato la visita pastorale. Ha detto: il vescovo non mette piede a scuola, perchè è laica. Non mi era mai successo, mica faccio preselitis­mo, il mio è solo un dialogo aperto con le altre istituzion­i del territorio. Ma che razza di idea hanno dell’inclusione?».

Conservato­rismo esasperato?

«Io direi piuttosto che l’esclusione ce l’hanno nella loro testa. Ed è un impoverime­nto che crea nella gente rabbia contro gli stranieri. Il pensiero comune diventa: per colpa loro non possiamo mantenere le tradizioni».

Il presule Professori e presidi che non lo vogliono sono dei microcefal­i, l’esclusione ce l’hanno nella loro testa

È successo anche a lei di dover rinunciare al presepe?

«Tanti anni fa, quando reggevo una parrocchia a Vicenza, i genitori dei bambini che frequentav­ano la scuola statale non l’hanno voluto allestire per non offendere i figli dei musulmani, preferendo coinvolger­e tutti nella recita della favola Il Brutto anatroccol­o. Qualche mese dopo però la direttrice di quella scuola venne a chiedermi di poter organizzar­e una gara di dolci fuori dalla chiesa per attirare fondi a favore di attività didattiche. Piccole e grandi contraddiz­ioni che alimentano uno scontro assurdo e dannoso per tutti».

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Il dibattito Sopra, l’editoriale del Corriere del Veneto. Sotto, quello di Avvenire
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