Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Don Favarin dice di non farlo E lo minacciano di morte
PADOVA «Il concetto che volevo esprimere è talmente elementare che trovo imbarazzante tornarci sopra». Don Luca Favarin, che da anni a Padova si occupa di progetti di accoglienza per migranti, non si aspettava il clamore provocato da un suo post su Facebook: «Quest’anno non fare il presepe credo sia il più evangelico dei segni, non farlo per rispetto del Vangelo e dei suoi valori, non farlo per rispetto dei poveri», riferendosi al simbolo di Gesù, povero e straniero, nato in una mangiatoia. I commenti al post sono stati feroci, e i messaggi e le mail private ancora peggio: minacce di morte colme di odio sono arrivate privatamente al sacerdote che ieri mattina ha ricevuto anche una lavata di capo dalla Curia. Il commento più «leggero» è giunto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini in persona che su twitter ha commentato la frase di don Luca: «Giù le mani da Gesù Bambino e dal presepe #vivailNatale». «Sono rimasto stupito, poteva andarmi peggio con lui – spiega il religioso – e invece è stata la gente a coprirmi di insulti e minacce di uccidermi, ma mi spaventa di più la loro ignoranza, non le loro parole».
Don Favarin, che nella Bassa Padovana gestisce un progetto di accoglienza con 140 ragazzi africani, non è solo in questa sua battaglia. Al suo fianco ha anche altri parroci «di strada». «Noi andiamo avanti– racconta don Nardino Capovilla, parroco di Marghera – nessuna persona è illegale, daremo aiuto a tutti, come sempre». Anche don Nardino ha usato i social per diffondere il suo pensiero in merito all’ipocrisia che da un lato riconosce e festeggia in Natale, e dall’altro applaude leggi che condannano i poveri a diventare invisibili. Il sacerdote ha ripreso un articolo del quotidiano Avvenire. «La denuncia e la condanna più dura e originale della legge anti-immigrati viene dal giornale dei Vescovi: la chiama ‘La legge della strada’ – scrive il prete - Infatti, non solo è dura ma feroce e non solo in queste ore ha già messo in strada e ridotto in povertà come homeless centinaia di rifugiati col permesso “umanitario” in mano, ma, “darwinianamente, li elimina”. Domenica prossima a Messa, prima di accendere la seconda candela, sarà meglio che io pensi a chi è quel Dio che invoco nella liturgia».
Due critiche, quelle di don Luca e di don Nardino, che hanno un obiettivo comune: riconoscere nella statuetta di Gesù il prossimo, il povero, lo straniero. «Mi sembra ovvio che il presepe non è una collezione di statuine ma un simbolo in cui riconoscersi – spiega don Favarin – ma a fronte dei pesantissimi insulti ricevuti non ho avuto un frammento di solidarietà da parte delle istituzioni».
Una replica a don Favarin arriva da Elena Donazzan, assessore regionale del Veneto all’Istruzione: «La risposta più bella alla provocazione di don Favarin l’hanno data le scuole, ben 546 istituti hanno partecipato al bando sui presepi della Regione, e hanno capito che il presepe è un’esperienza culturale».
Don Luca Ho detto di non fare il presepe per rispetto dei poveri
Salvini Giù le mani da Gesù Bambino e dal presepe Viva il Natale