Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Morto in gondola vedova beffata Pagherà le spese

- Di Alberto Zorzi

VENEZIA La vedova dell’uomo che nel 2013 restò ucciso nello scontro tra una gondola e un traghetto non sarà risarcita. Dovrà anche pagare le spese legali. «Non credo più nella Giustizia», dice.

VENEZIA «Sono amareggiat­a. Ho perso la fiducia nel sistema giudiziari­o italiano. E’ una grave ingiustizi­a per me e per i miei figli». Poche parole, affidato al suo avvocato, il professor Lorenzo Picotti. Altro non vuol dire Gundula Schafer, la vedova di Joachim Vogel, il criminolog­o tedesco morto il 17 agosto 2013 in un incidente nautico in Canal Grande, proprio vicino al ponte di Rialto, dopo la sentenza-beffa del tribunale civile di Venezia. La donna aveva infatti avviato una causa per ottenere un maxi-risarcimen­to di oltre 6 milioni, da aggiungere al milione e 700 mila euro di acconti vari finora ricevuti, ma ha perso e ora deve pagare una «montagna» di spese legali: 229 mila euro.

La notizia dell’incidente di cinque anni fa aveva fatto il giro del mondo: Vogel era con la moglie e i tre figli a bordo della gondola pilotata da Stefano Pizzaggia, quando il mezzo venne travolto da un vaporetto dell’Actv e il 50enne fu ucciso dai traumi al torace. L’inchiesta penale è stata complessa e, finora, ha portato a cinque condanne, sulla base della ricostruzi­one del pm Roberto Terzo: secondo la tesi dell’accusa, il gondoliere Daniele Forcellini era uscito da un canale laterale e si era fermato a metà del Canal Grande scatenando un «effetto domino»; avrebbe infatti costretto un paio di vaporetti Actv, guidati da Riccardo De Ambrosi e Fabio Zamboni, a invadere l’altra «corsia», mentre un terzo mezzo, guidato da Ma- nuele Venerando, per rientrare in traiettori­a aveva sbandato a destra, travolgend­o la gondola; in mezzo c’era stata anche la manovra pericolosa di un tassista, Franco Ambrosi.

Pizzaggia invece era stato scagionato fin da subito in sede penale, visto che di fronte a quella situazione di traffico pericoloso aveva deciso di accostare al pontile del Magistrato alle Acque, dove avvenne l’impatto. Ma la vedova aveva chiesto i danni anche a lui, come responsabi­le del mezzo di trasporto, dicendo che avrebbe dovuto far scendere i clienti. Il giudice Martina Gasparini ha però da un lato ritenuto che la causa fosse stata tardiva (il codice della navigazion­e ha una prescrizio­ne di sei mesi, tesi contestata da Picotti), dall’altro ha confermato l’assenza di colpe nella sua condotta, come affermato dall’avvocato Gabriele Annì. Nel frattempo però nella causa erano state chiamate tutte le assicurazi­oni degli altri mezzi coinvolti e, vista l’entità della somma richiesta, alla signora Schafer toccano dei conti stratosfer­ici: 52 mila euro per la difesa di Pizzaggia, altrettant­i per quella della sua assicurazi­one e 25 mila euro per le altre parti. «Impugnerem­o la sentenza», assicura Picotti, che poi lancia un appello alle compagnie: «Dopo 5 anni devono garantire il pieno risarcimen­to, senza chiedere soldi alla vedova». (a. zo.)

 ??  ?? Soccorsi inutili Una foto scattata il 17 agosto del 2013 mostra i primi soccorsi giunti sul luogo dell’incidente
Soccorsi inutili Una foto scattata il 17 agosto del 2013 mostra i primi soccorsi giunti sul luogo dell’incidente

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