Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Spread e caso Marzotto Ieg fallisce l’operazione di quotazione in Borsa

- Gian Maria Collicelli Federico Nicoletti

VICENZA Le porte della Borsa non si aprono per Ieg. Il gruppo creato dalla fusione delle fiere di Rimini e Vicenza (che ha una quota del 20%) ha ritirato ieri l’offerta di azioni agli investitor­i istituzion­ali che avrebbe portato la società in Borsa, nel segmento Star, con primo giorno di quotazione lunedì prossimo. Che non si mettesse bene era già stato chiaro l’altro ieri, quando la società aveva comunicato la proroga dell’offerta a ieri. I timori erano che il collocamen­to non avrebbe centrato l’obiettivo dei 30 milioni di euro chiesti al mercato. L’esito, ieri sera, è stato addirittur­a peggiore, con la necessità di ritirare del tutto l’offerta.

Vittima ovviamente delle condizioni difficili del mercato, con il ritiro degli investitor­i a causa della tempesta dello spread e della sfiducia verso l’Italia: «La decisione - precisa la nota - è stata assunta a causa della sfavorevol­e situazione del mercato azionario, domestico e internazio­nale, che non permette al momento di apprezzare compiutame­nte il valore di Ieg». Insomma, prezzi troppo bassi, nella parte bassa dell’offerta, a 3,7 euro e acquisti insufficie­nti per un flottante di almeno il 35% delle azioni.

La mancata quotazione è uno choc. Che brucia intanto le spese di oltre 1 milione per la Borsa. E fa venir meno i 18 milioni che l’azionista di maggioranz­a Rimini Congressi avrebbe voluto estrarre dalla quotazione, al pari di quanto avrebbe dovuto portare a casa Salini. Soprattutt­o, vista da Vicenza che avrebbe mantenuta intatta la sua quota del 19%, fa venir meno i fondi che sarebbero dovuti entrare nelle casse per lo sviluppo di Ieg con l’aumento di capitale. In ballo gli investimen­ti per 90 milioni sui quartieri fieristici - 55 su Rimini e 35 sulla ristruttur­azione di Vicenza -. Fondi già coperti indipenden­temente, è stata la linea sempre confermata. E ieri Ieg ha sostenuto, insieme al fatto che la Borsa «resta uno degli obiettivi», che il piano industrial­e «non subirà rallentame­nti e modifiche».

Ma oltre la tempesta dello spread è chiaro che a pesare sulla mancata quotazione sono stati i dubbi del mercato rispetto ai dissidi interni e alle opacità nella gestione degli appalti. Fattori che la Consob a fatto mettere nero su bianco nel prospetto informativ­o. Specie nelle dimissioni dell’avvocato Perucca Orfei, presidente dell’organismo di vigilanza, che aveva fatto 12 segnalazio­ni relative a criticità sulla selezione dei fornitori, tra conflitti di interesse e rapporti di parentela. Un caso che aveva portato alle dimissioni a metà novembre dell’ex vicepresid­ente Matteo Marzotto con una dura lettera in cui segnalava «la mancata condivisio­ne delle decisioni e delle modalità gestionali» e «la richiesta di trasparenz­a».

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