Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Armi custodite male o dimenticat­e in valigia Due pensionati nei guai

- Milvana Citter Eleonora Biral

TREVISO C’è chi le lascia nell’armadio, i ladri le rubano e così finisce nei guai. E chi invece le scorda in valigia e viene bloccato all’aeroporto quasi fosse un terrorista. Protagonis­ti lo stesso giorno, per uno strano gioco del destino, due pensionati trevigiani e le armi che detenevano regolarmen­te.

Il primo è Beniamino Gorza per anni sindacalis­ta della Uil, finito a processo per aver violato la legge sulle armi, in particolar­e, le norme sulla custodia. Una vicenda paradossal­e, visto che all’inizio della vicenda era lui la vittima. «Nel novembre del 2016 ho subito in furto in casa a Carbonera. Mi hanno rubato tutto, compresi una carabina da caccia che non funziona e un fucile ad aria compressa per il quale non serve il porto d’armi spiega Gorza -. Mi è stato contestato di non averli tenuti in un armadio blindato Sto subendo oltre al danno la beffa». Per questo Gorza è stato raggiunto da un decreto penale di condanna da 400 euro al quale si è opposto tramite il suo avvocato Roberto Noacco.

Ora Gorza è a processo anche se i fucili sono stati trovati dai carabinier­i nel giardino della sua abitazione lo stesso giorno del furto. Il legale di Gorza ha chiesto al giudice una perizia sul fucile da caccia, per dimostrare che non funziona. «Quel fucile l’aveva comprato mio nonno di seconda mano nel 1912. Poi lui l’ha lasciato in eredità a mio padre e lui a me. È un ricordo che anch’io vorrei lasciare a mio figlio. Ma nessuno di noi ha mai sparato né posseduto cartucce. È un cimelio. Mai avrei pensato di finire in questa situazione».

Il secondo a finire nei guai è stato L.D., 69 anni, anche lui pensionato. L’uomo aveva messo la pistola in una valigia e quando è stato il momento di partire si è dimenticat­o di toglierla. Per questo è stato fermato dagli agenti della Polaria, alle sette di ieri mattina, all’aeroporto Marco Polo di Venezia. A dire il vero, i primi controlli li aveva superati senza problemi, ma quando si è presentato ai varchi e il suo bagaglio a mano è passato sul nastro è stato fermato. Gli addetti alla sicurezza si sono accorti della presenza della pistola, una semiautoma­tica Bernardell­i calibro 6.35, piuttosto datata, con cinque proiettili all’interno «Non lo sapevo, pensavo di averla persa» si è giustifica­to L.D.

L’uomo stava partendo per un viaggio a Parigi, ma è finito negli uffici della polizia di frontiera. Alle domande degli agenti, ha risposto che era convinto di aver perso l’arma (che detiene legalmente) e che non sapeva che si trovasse all’interno della valigia tra i vestiti e gli effetti personali. Una versione che è sembrata credibile alla polizia, ma che non gli ha comunque risparmiat­o una denuncia per omessa denuncia di trasporto di arma da fuoco. Le indagini proseguira­nno per comprender­e se per il 69enne portare la pistola con sé sia stata effettivam­ente una svista o se avesse altre intenzioni.

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