Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
SE AMORE E ODIO CONVIVONO
Fra le molte anime di Padova (accademica, religiosa, commerciale, creativa e anche artistica), è sempre più attiva quella del volontariato, che le ha meritato l’onore di «Capitale del volontariato europeo» per l’anno 2020. Attività che si esplica nei confronti dei bambini, specie se malati e ospedalizzati, a cui si propongono ore di svago o di cultura. Verso i carcerati. Nei centri di ascolto, verso chi è solo e bisognoso di essere ascoltato. Nelle scuole per immigrati ai quali s’insegna l’italiano, porta d’ingresso all’integrazione in una cultura spesso diversissima dalla loro. Naturalmente c’è come sempre chi si dedica ai vecchi e ai disabili, chi alle donne maltrattate, chi, come gli avvocati di strada, aiuta le persone che, quando ne hanno necessità, non possono ricorrere a costosi studi professionali. In via Gradenigo, quartiere Portello, ha sede il Centro Servizi, dove ci si può iscrivere nel settore verso cui ci si sente più portati, competenti o interessati. Quel che più conta è del resto l’empatia, la volontà di essere utili al prossimo, e anche a se stessi, perché donando si riceve e si diventa migliori.
Ma se gli esempi di generosità - non solo in denaro ma in tempo, compagnia, aiuto psicologico o pratico sono consolanti, non si può negare, all’opposto, una sensazione di incattivimento sempre più percepibile.
Basta, per rendersene conto, inoltrarsi nel traffico di auto, moto e bici, salire sul tram o camminare e, al di là del mancato rispetto per le regole di convivenza civile, limitarsi a osservare le persone che s’incontrano. Volti ingrugnati, perfino alcune commesse di negozi di lusso sono villane o supponenti. Nei bus, alcuni ragazzini stendono i piedi sui sedili di fronte al loro. Nei bar scoppiano liti furibonde per futili motivi, complice l’alcol o la droga. Nelle scuole non si fermano gli episodi di bullismo, giustificati da genitori che non perdonano ai docenti di mettere in dubbio capacità o comportamenti dei figli. Ci sono, purtroppo, anche dei sanitari indifferenti nei confronti dei malati e dei loro parenti, insegnanti di asilo che strattonano e gettano a terra bimbi piccolissimi, infermieri che, in alcune case di riposo, umiliano e picchiano gli anziani. Sono problemi di ogni città, non escluse talvolta quelle venete. Per non dire degli atti di vero e proprio vandalismo e razzismo, come l’asporto delle pietre d’inciampo, a Roma, davanti alla casa di ebrei sterminati nei lager. In sintesi, si respira in molti luoghi un’atmosfera di odio, rancore, vendetta. E anche la politica vive fra insulti e false notizie. Trionfa l’egocentrismo, la ricerca spasmodica di un successo purchessia, e chi non ci sta è accusato di essere un fallito.
Certo il periodo non è florido e induce al pessimismo, la natura si fa sempre più matrigna. Il futuro spaventa, la paura è ultrasfruttata a fini elettorali. Non va sempre meglio all’interno delle famiglie, dove non di rado si scatena la violenza, che è contagiosa e coinvolge anche i bambini. Secondo i più ottimisti ci sono sempre stati periodi simili. Non solo durante le guerre, non solo negli anni di terrorismo e di delitti di mafia. Oggi comunque le reazioni sono spesso prepolitiche e pre-sociali, sono individuali e nevrotiche. Importante è vincere. Importante è l’egocentrismo sfrontato.
Domanda (senza risposta): qual è la media fra generosità e cattivismo? Che fare per migliorare almeno un poco questo nostro Paese che troppo spesso lascia uscire «l’animale che ci portiamo dentro», come ha coraggiosamente titolato il suo ultimo libro lo scrittore Francesco Piccolo, alludendo ai maschi come lui? (Ma non sempre le donne, anche se di solito meno violente, si comportano meglio).