Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Cipriani, dopo Belmond l’hotel delle stelle passa al gruppo Lvmh
Si tratta dell’ultima di una serie di «girandole» immobiliari in laguna. Positivi anche i sindacati
VENEZIA Non si arresta la girandola di nuove acquisizioni per gli hotel di lusso in laguna. Dopo il Bauer e il Molino Stucky, ora anche lo storico Hotel Cipriani alla Giudecca passa di mano. Dal gruppo Belmond al colosso della moda Lvmh.
VENEZIA Il primo ad esultare è Arrigo Cipriani, il gestore del famoso Harry’s Bar, che da anni era il bersaglio di cause del gruppo Belmond sull’uso del marchio che porta il suo cognome, o meglio quello di suo padre che fu tra i fondatori dello storico hotel: «Monsieur Arnault è un nostro cliente, speriamo di risolverla una volta per tutte - spiega anzi sono certo che troveremo un accordo». Ma anche Claudio Scarpa, direttore dell’Ava (l’associazione degli albergatori veneziani), in attesa di capire meglio quali siano i piani della nuova proprietà, è ottimista: «Se l’obiettivo è quello di creare una sorta di “sinergia del lusso” e investire sulla città e sulla qualità dell’accoglienza, ben venga». Non passa certo inosservato in laguna lo sbarco del gruppo Lvmh (titolare del marchio Louis Vuitton, ma anche Bulgari, Fendi, Tag Heuer e tanti altri) che, acquistando il pacchetto completo del gruppo Belmond, tra i 46 hotel si è preso anche il celeberrimo Cipriani della Giudecca, uno dei top di Venezia. Un’operazione globale, che però a Venezia si innesta in una «girandola» di proprietà degli hotel di lusso che negli ultimi anni ha ruotato vorticosamente.
Lvmh, guidato da Bernard Arnault, ha messo sul piatto una cifra imponente, 2,6 miliardi di dollari per gli hotel, ma anche l’Oriente-Express, il treno più famoso del mondo: l’affare è ora in itinere e si dovrebbe concludere per i primi mesi del 2019. E non è l’unica operazione «veneziana» degli ultimi anni, visto che tramite la controllata Dfs ha preso in gestione il nuovo «shopping center» di lusso del Fontego dei Tedeschi, mentre in Riviera del Brenta già da un decennio ha un proprio centro di produzione a Fiesso d’Artico. Un paio di anni fa il colosso francese ha rilevato anche, tramite un proprio fondo, la trevigiana Pinarello. «Ormai anche il mercato degli alberghi è fatto sempre meno di gestioni famigliari, com’era una volta, e sempre più di grandi gruppi globali», ragiona Scarpa. E anche Monica Zambon, segretaria della CgilFilcams, l’unico sindacato presente all’interno dell’hotel Cipriani, resta alla finestra ma senza troppa preoccupazione. «Il Cipriani è uno degli alberghi più sindacalizzati di Venezia e questo ha portato da tempo ad avere un ottimo integrativo aziendale e una buona gestione dei rapporti con i lavoratori - spiega - Quanto all’operazione, se porterà ad alzare il livello della qualità degli alberghi veneziani sarà una buona notizia». Zambon, con il settore del commercio, segue anche i lavoratori del Fontego: «Una realtà che si deve ancora strutturare al meglio, soprattutto in relazione al dialogo con la città - dice ma sta rappresentando una grande occasione per l’occupazione di qualità, soprattutto per i giovani».
Il Cipriani è l’ultimo della lista dei grandi alberghi veneziani a essere passato di mano negli ultimi anni. Un anno fa anche l’hotel Bauer aveva ceduto il 75 per cento delle proprie quote a due fondi, lo statunitense Elliott e il britannico Blue Skye. «In questo modo potrò continuare a proteggere il Bauer e salvare Venezia», aveva scritto ai dipendenti l’ad Francesca Bortolotto Possati, che si era tenuta il 25 per cento. E proprio in questi mesi il Bauer sta lavorando per trovare il soggetto gestore, una sfida a due tra colossi dell’hotellerie come Mandarin e Four Seasons, che da anni cercano di sbarcare a Venezia. Il 2017 ha anche visto la cessione degli hotel del gruppo chioggiotto Boscolo, tra cui fondo americano Värde Partners, mentre il gruppo pugliese Marseglia ha concluso l’acquisto dell’Hilton Molino Stucky, per anni di proprietà di Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone. Marseglia aveva provato a rilevare anche un altro 5 stelle veneziano, l’hotel Ca’ Sagredo, che però è finito in un’inchiesta giudiziaria sul precedente proprietario, il calabrese Giuseppe Malaspina. Vicende giudiziarie complesse hanno riguardato anche il San Clemente Palace (era di Thi, ora è della turca Permak, ma a gestione Kempinski) e Sacca Sessola, che dopo il fallimento Cit è stato finito dalla Aareal Bank e aperto con l’insegna Marriott.
Cipriani Arnault è un nostro cliente, ci accorderemo