Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Prova del Dna I genetisti «scagionano» Sergio Papa

- M.Cit.

CISON DI VALMARINO Per la procura, le tracce di Dna sotto le unghie di Anna Maria Niola, sono la «prova regina» che incastra Sergio Papa accusato del brutale omicidio della 67enne e del marito 71enne Loris Nicolasi, uccisi nella loro villetta di Rolle il primo marzo scorso. Una prova che la difesa del 36enne di Refrontolo, prova a smontare assoldando un’equipe di genetisti dell’università di Trieste che ha stabilito: «Non c’è nessuna prova che ci sia stato un contatto, quelle tracce sono frutto di una contaminaz­ione». In vista della chiusura indagini ormai imminente, procura e difesa affilano le strategie processual­i. Ed è indubbio come per l’accusa, sia determinan­te il risultato delle analisi effettuate dai carabinier­i dei Ris di Parma sul materiale biologico trovato sotto le unghie della mano sinistra della donna. I tecnici avrebbero isolato tracce di Dna che collochere­bbero Sergio Papa nella villetta dei coniugi Nicolasi il giorno in cui sono stati uccisi. Un risultato che è diventato uno degli elementi portanti del castello accusatori­o costruito dal sostituto procurator­e Davide Romanelli e dai carabinier­i del nucleo investigat­ivo di Treviso. Ed è proprio questa prova che l’avvocato Alessandra Nava punta a smontare affidandos­i a una squadra di genetisti, capitanati dalla dottoressa Solange Sorçaburu Ciglieri. «I nostri risultati raccontano una storia diversa – spiega l’avvocato Nava -, e cioè che non c’è alcuna prova che tra il mio assistito e la vittima ci sia stato un contatto fisico il giorno dell’omicidio. Le analisi hanno accertato che è impossibil­e risalire all’origine biologica del materiale repertato, non è stato infatti accertato se siano tracce di pelle, di sudore o di un capello. E la quantità presente, è risultata essere così infinitesi­male da rendere più che possibile l’ipotesi che quelle tracce siano frutto di una contaminaz­ione». Il 36enne ha ammesso di essere stato nella villetta il giorno precedente al delitto, quando avrebbe avuto un violento alterco con la coppia e uno scontro fisico con Nicolasi. Ma non con la moglie. La contaminaz­ione, secondo la difesa, sarebbe quindi avvenuta nei giorni precedenti: «Il mio assistito ha detto di essere stato più volte nella casetta degli attrezzi dei Nicolasi conclude l’avvocato Nava -, ed è sicurament­e venuto a contatto con materiali maneggiati dalle vittime. E questo rende plausibile una contaminaz­ione per trasferime­nto».

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