Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Schiacciamento dall’escavatore Un diciottenne rischia la vita
Santa Giustina, incidente sul lavoro in cantiere a un giovane di Arsiè
BELLUNO Schiacciato da un escavatore, operaio diciottenne in pericolo di vita. Gravissimo incidente ieri mattina in via Col Cumano lungo la strada che, da Santa Giustina, porta al famoso Centro di spiritualità e cultura «Papa Luciani», dedicato al Papa bellunese Albino Luciani e visitato ogni anno da decine di migliaia di persone.
All’interno del cantiere della ditta «Dm Snc di Dalle Mulle Marino e C.», aperto per mitigare i danni causati dal maltempo di fine ottobre scorso, il giovane è rimasto schiacciato contro un muretto da un escavatore manovrato da un collega.
La situazione è apparsa subito grave. Il Suem 118 l’ha trasportato con urgenza all’ospedale di Feltre dove ha subito un intervento chirurgico con asportazione della milza. La prognosi è riservata e le sue condizioni, fino a ieri a tarda sera, erano delicate. Il giovane ha compiuto 18 anni il 19 settembre scorso e risiede ad Arsiè. Sul posto anche i carabinieri di Santa Giustina e personale dello Spisal, l’uffico dell’Usl che si occupa di sicurezza sul lavoro.
Da una prima ricostruzione dell’accaduto sembra che l’operaio sia rimasto schiacciato dall’escavatore in modo accidentale. «Ho sentito dell’incidente e mi dispiace molto — ha commentato il sindaco di Santa Giustina, Ennio Vigne — In quel punto la strada è franata, si trattava di lavori di messa in sicurezza che siamo riusciti ad anticipare con l’avanzo di amministrazione. Avevamo paura che la frana si allargasse ancora. È una via, inoltre, che vede il passaggio di circa 10.000 persone all’anno».
Intanto, in Tribunale, i testi della parte civile per il processo a Raffaella Gnech, 64enne ex direttrice di Poste Italiane ad Agordo accusata di circonvenzione d’incapace. Dal 2013 al 2016 avrebbe sottratto circa 30.000 euro dal conto di un 80enne del luogo di cui si prendeva cura insieme alla sorella.
L’assistente sociale che lo visitò nell’ultimo periodo ha raccontato di averlo visto sereno in compagnia delle sorelle Gnech: «Era curato e accudito. Loro erano il suo punto di riferimento». Così quando morì nel 2016 lasciò l’eredità ai figli dell’imputata che lo chiamavano «zio» e non ai suoi parenti che si erano trasferiti a Milano.
Processo Ex funzionaria postale accusata di aver spillato soldi ad anziano: teste a suo favore