Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

L’archistar Foster firma la copertura del Teatro Verde

L’archistar ha già realizzato una delle cappelle del Vaticano per la Biennale

- Girardo

Èun po’ una seconda giovinezza quella che sta vivendo la Fondazione Giorgio Cini a Venezia. Nel corso dei suoi 67 anni di vita (fu fondata nel 1951 dal conte Vittorio Cini), l’istituzion­e lagunare ha vissuto molti momenti sfavillant­i ed altrettant­i di opachi, ma il fermento che si registra ora è del tutto nuovo. A cominciare dal lavoro di recupero degli edifici dell’isola, cui lo statuto inchioda il Consiglio generale come obbligo primario. «Più della metà del nostro bilancio, che ammonta a circa 6 milioni di euro, se va nella manutenzio­ne e nel restauro», spiega Pasquale Gagliardi, segretario generale dal 2002. «Abbiamo recuperato quasi tutti i manufatti, ci mancano la piscina, che comunque usiamo per le mostre, e il Teatro Verde». Opera straordina­ria progettata da Luigi Vietti e Angelo Scattolin, dopo aver ospitato spettacoli memorabili, il teatro Verde all’aperto ha chiuso i battenti alcuni anni fa. «Con l’acqua alta una parte della struttura si allaga e il palcosceni­co sta marcendopr­osegue Gagliardi -. Inoltre, il fatto d’essere all’aperto limita moltissimo l’utilizzo. Per questo con l’architetto Norman Foster abbiamo studiato un progetto di restauro completo, che prevede anche una copertura removibile in un tessuto particolar­e. Il progetto è già pronto, stiamo cercando gli investitor­i». Il recupero non solo riporterà la costruzion­e al suo stato originale, ma la valorizzer­à con l’aggiunta di una nuova struttura che, rispettand­o attentamen­te il teatro e l’ambiente in cui è inserito, permetterà di ospitare un’ampia gamma di performanc­e, come si legge sul sito dell’archistar Foster. Tutto è nato da un colpo di fulmine scattato quando il Baronetto inglese è giunto sull’Isola di San Giorgio per realizzare una delle cappelle del Padiglione del Vaticano. Il giardino secolare, la quiete che vi regna, hanno fatto innamorare Foster che ha deciso di lasciare un suo segno a Venezia, città dove non aveva anco- ra lavorato. Il progetto sarebbe in stato avanzato e se il fundraisin­g andasse a buon fine, come tutto fa presupporr­e, nell’arco di un anno potremmo tornare a sedere nel teatro restaurato. «Sono già volato a Madrid dove ha sede la Fonda- zione Norman Foster a vedere il materiale della copertura ed è fantastico», racconta entusiasta Gagliardi. Entusiasmo più che giustifica­to, vista l’importanza dell’operazione che potrebbe ridare a Venezia uno dei suoi gioielli. I pali a sostegno della costruzion­e sarebbero di un materiale simile al legno degli alberi che circondano il teatro, confondend­oli con la vegetazion­e. Inoltre, la presenza in organico di Renata Codello, ex Soprintend­ente alle Belle arti e al paesaggio di Venezia, garantisce che i lavori siano conformi alle norme per la tutela del patrimonio. «È bravissima – commenta Gagliardii­l suo apporto è fondamenta­le». Ma non è tutto. L’articolato recupero dell’isola ha permesso di destinare a residenza uno degli edifici rimasti vuoti dopo l’abbandono delle scuole profession­ali. Sono stati creati 63 miniappart­amenti, 90 posti letto con cucina, che permettono a studiosi e artisti di soggiornar­e in città a cifre irrisorie per Venezia. «Ospitiamo sia studiosi che artisti e musicisti – dice Gagliardi -. Durante tutto l’anno c’è un via vai continuo, testimonia­to anche dall’afflusso alle mostre». Solo il Padiglione del Vaticano ha superato i 140mila visitatori, convincend­o gli organizzat­ori a trasformar­e la mostra della Biennale Architettu­ra di quest’anno in un’esposizion­e permanente. «Ormai sono delle installazi­oni fisse – conclude – che arricchira­nno il percorso di visita dell’Isola di San Giorgio, dei luoghi pensati per il raccoglime­nto che si integrano con la vegetazion­e». E come il giardino, anche le 11 cappelle create da altrettant­i studi di architetti internazio­nali, avranno bisogno di manutenzio­ne continua. «Motivo per cui stiamo cercando collaboraz­ioni con aziende che possano aiutarci. La Fondazione sta vivendo una nuova primavera di cui siamo molto orgogliosi, ciò grazie anche alle 114 persone, dipendenti e collaborat­ori, che vi lavorano con passione».

Il progetto è pronto, cerchiamo investitor­i Venezia riavrà uno dei suoi gioielli

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