Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Bomba contro il liceo, presi tutti i responsabili
Il 2 giugno fecero esplodere un ordigno a Vittorio Veneto. Giallo sulle motivazioni
TREVISO Concorso in danneggiamento e trasporto in luogo pubblico di un ordigno esplosivo. Sono le accuse rivolte a due uomini di Vittorio Veneto ritenuti i responsabili dell’esplosione avvenuta nella notte fra il 2 e il 3 giugno scorso nei pressi del liceo Flaminio, e che venerdì hanno portato gli agenti della Digos di Treviso a eseguire un l’arresto di Stefano Milacic, 47 anni, e alla denuncia di un 40enne.
Le indagini hanno coinvolto inoltre un terzo uomo, un 24enne della zona, amico dei primi due, a casa del quale è stata eseguita una perquisizione che però non ha portato ad alcun sequestro. Al momento nei suoi confronti non è stata rivolta alcuna accusa.
L’esplosione di quest’estate era avvenuta intorno alle 1.30 di notte. Una deflagrazione molto potente che aveva mandato in frantumi un portoncino e 32 finestre, alcune dell’istituto superiore e altre dell’ex scuola media Cosmo. L’ordigno - di fattura artigianale - era stato infatti collocato in un piccolo cortile che separa i due edifici e l’onda d’urto generata era stata tale da causare danni a entrambi. Il botto aveva fatto sobbalzare i residenti della zona che avevano allertato le forze dell’ordine. ù
Dopo i primi rilievi le indagini sono state affidate agli agenti della Digos, coordinati dal pubblico ministero Massimo De Bortoli della Procura di Treviso. Gli agenti hanno prima sequestrato e analizzato i filmati delle telecamere presenti in zona, in seguito hanno ascoltato le testimonianze di alcune persone e a quel punto è scattata la perquisizione a casa di Milacic. Gli agenti non hanno rinvenuto alcun ordigno, ma hanno posto sotto sequestro del materiale ritenuto sospetto: alcune sostanze chimiche e alcune piccole parti di un’arma da fuoco smontata, tra cui lo spillo di un cane e un battente. Gli oggetti e i materiali infatti potrebbero essere trasformati in una bomba. «Su questo materiale verrà eseguito un approfondimento tecnico – spiega il dirigente della Digos Alessandro Tolloso -. Nell’insieme potrebbe anche essere utilizzato per realizzare degli ordigni». Ieri il 47enne, difeso dall’avvocato Giuseppe Gulli, è stato condotto nel carcere di Santa Bona a Treviso e la prossima settimana verrà ascoltato per l’interrogatorio di garanzia. Nel frattempo le indagini proseguono, anche per fare chiarezza sulle ragioni che avrebbero spinto i due a compiere il gesto.