Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Bomba contro il liceo, presi tutti i responsabi­li

Il 2 giugno fecero esplodere un ordigno a Vittorio Veneto. Giallo sulle motivazion­i

- Andrea Rossi Tonon

TREVISO Concorso in danneggiam­ento e trasporto in luogo pubblico di un ordigno esplosivo. Sono le accuse rivolte a due uomini di Vittorio Veneto ritenuti i responsabi­li dell’esplosione avvenuta nella notte fra il 2 e il 3 giugno scorso nei pressi del liceo Flaminio, e che venerdì hanno portato gli agenti della Digos di Treviso a eseguire un l’arresto di Stefano Milacic, 47 anni, e alla denuncia di un 40enne.

Le indagini hanno coinvolto inoltre un terzo uomo, un 24enne della zona, amico dei primi due, a casa del quale è stata eseguita una perquisizi­one che però non ha portato ad alcun sequestro. Al momento nei suoi confronti non è stata rivolta alcuna accusa.

L’esplosione di quest’estate era avvenuta intorno alle 1.30 di notte. Una deflagrazi­one molto potente che aveva mandato in frantumi un portoncino e 32 finestre, alcune dell’istituto superiore e altre dell’ex scuola media Cosmo. L’ordigno - di fattura artigianal­e - era stato infatti collocato in un piccolo cortile che separa i due edifici e l’onda d’urto generata era stata tale da causare danni a entrambi. Il botto aveva fatto sobbalzare i residenti della zona che avevano allertato le forze dell’ordine. ù

Dopo i primi rilievi le indagini sono state affidate agli agenti della Digos, coordinati dal pubblico ministero Massimo De Bortoli della Procura di Treviso. Gli agenti hanno prima sequestrat­o e analizzato i filmati delle telecamere presenti in zona, in seguito hanno ascoltato le testimonia­nze di alcune persone e a quel punto è scattata la perquisizi­one a casa di Milacic. Gli agenti non hanno rinvenuto alcun ordigno, ma hanno posto sotto sequestro del materiale ritenuto sospetto: alcune sostanze chimiche e alcune piccole parti di un’arma da fuoco smontata, tra cui lo spillo di un cane e un battente. Gli oggetti e i materiali infatti potrebbero essere trasformat­i in una bomba. «Su questo materiale verrà eseguito un approfondi­mento tecnico – spiega il dirigente della Digos Alessandro Tolloso -. Nell’insieme potrebbe anche essere utilizzato per realizzare degli ordigni». Ieri il 47enne, difeso dall’avvocato Giuseppe Gulli, è stato condotto nel carcere di Santa Bona a Treviso e la prossima settimana verrà ascoltato per l’interrogat­orio di garanzia. Nel frattempo le indagini proseguono, anche per fare chiarezza sulle ragioni che avrebbero spinto i due a compiere il gesto.

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