Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Mario Biondi e i Quintorigo tra soul & rock
Il cantante domani a Padova con i Quintorigo per un live sorprendente. «Pathos, divertimento e scambi con il pubblico: la mia voce si divertirà»
«Sarà un concerto pieno di musicisti di grande talento, con tantissima contaminazione musicale». Ne è certo Mario Biondi, la voce soul (e non solo) che il mondo invidia all’Italia, chiamato a portare le sue canzoni domani al Gran Teatro Geox di Padova per un live speciale in cui alla band standard si aggiungeranno i Quintorigo (ore 21.30, info www.zedlive.com).
In che modo i Quintorigo si uniscono alla sua musica e alla sua band?
«C’è una commistione meravigliosa sul palco. I Quintorigo fanno rock progressive, Tosh Peterson è un batterista di 17 anni che viene da Los Ageles e fa punk, Federico Malaman viene dal jazz e fusion, Massimo Greco dal pop e soul. Tutti assieme porteranno i brani ad un livello altissimo: la mia voce si divertirà»
C’è un fil rouge che unisce lo spettacolo?
«È uno spettacolo che ha un suo percorso, con citazioni di artisti importanti per la mia vita e la mia carriera, attimi di pathos e scambi importanti con il pubblico, e lunghi momento di divertimento e dinamismo»
Visto il periodo proporrà qualche canzone di “Mario Christmas”?
«Non fa parte dell’idea della tournée, le canzoni di quell’album natalizio non saranno in scaletta»
Già nel primo disco c’era “Rio de Janeiro Blu”, ma ora con il nuovo album “Brazil” l’avvicinamento al Brasile è completato, che cosa ama di quella musica?
«È un mondo musicale, un’atmosfera generata da armonie raffinatissime e delicate, solari e allo stesso tempo profonde, in cui mi riconosco molto. Le ritmiche brasiliane poi sono davvero uniche»
È stato per la prima volta
in gara all’ultimo Festival di Sanremo, che esperienza è stata?
«Molto bella e positiva. Ci sono stati momenti indimenticabili come l’incontro con l’orchestra e con il mio amico Beppe Vessicchio. L’aver cantato dopo Gino Paoli “Rivederti” è stata una soddisfazione immensa»
Si aspettava di più del penultimo posto?
«Mi ero un po’ innervosito all’inizio perché mi aspettavo un’attenzione maggiore da parte della giuria degli esperti. Ma alla fine Sanremo è un contenitore commerciale, e non sono andato là per commercio ma per cantare una canzone che sto portando in giro in tutto il mondo»
Che rapporto ha con le sue hit come “This Is what you are” e “Shine on”?
«Ho un grande amore per le mie canzoni, le mie hit mi appartengono, sono parte del mio cuore e della mia vita»
Di chi sono i tre album che ha ascoltato di più nella vita?
«Sicuramente “Heat Wave” di Cal Tjader e Carmen McRae. Per me sono fondamentali i dischi di Al Jarreau che è stato il mio mentore. Ho ascoltato tantissimo gli “Earth, Wind & Fire”»
Che legame ha con il Veneto?
«È una regione che mi ha dato grandi dolori e grandi gioie: mio padre è morto a Padova nel 1998 a seguito di un incidente stradale, mia figlia Mia è nata in questa città».