Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Lo Ztl schiera gli avvocati contro Conte
Il braccio di ferro tra il centro sociale e Ca’ Sugana rischia di spostarsi in tribunale
TREVISO Terza diffida del Comune contro il centro sociale Django. «Niente assemblee al coperto, non c’è l’agibilità della caserma Piave». Ma gli attivisti non ci stanno e ieri hanno chiamato a raccolta i centri sociali di Padova e Venezia e messo in campo gli avvocati per spostare lo scontro in punta di diritto. «Faremo l’assemblea dove vogliamo, sfidiamo il sindaco a vietarcelo» continuano a dire gli attivisti del Django che stasera si riuniranno in assemblea.
TREVISO Questa sera al centro sociale Django si terrà un’assemblea pubblica durante la quale gli attivisti del collettivo Ztl illustreranno l’esperienza che da 4 anni dura all’ex caserma Piave di Treviso. «Sfidiamo il sindaco a vietarcelo» avevano detto sabato. E la risposta non si è fatta attendere. Da Ca’ Sugana è partita un’altra diffida, la terza in poche settimane (le altre erano relative a concerti): «Possono farla nell’area scoperta ma non all’interno dei locali, sono tutti inagibili» ha precisato il sindaco Mario Conte. Lo scontro è sempre più duro anche se volutamente da entrambe le parti emerge un profilo di prudenza, ma adesso scende in campo un altro soggetto: il Django si è rivolto agli avvocati che si occupano delle questioni amministrative e legali dei centri sociali veneti. La guerra del Comune, iniziata con la Piave di Treviso, rischia di coinvolgere anche i «fratelli maggiori» di Padova e Venezia e lì sì, allora, la questione diventerebbe piuttosto seria ed è un elemento che può alzare le tensioni.
La nuova maggioranza di centrodestra ha atteso sei mesi prima di prendere di mira la rigenerazione urbana di OpenPiave, in via Monterumuci, avviata con una convenzione per la gestione e riqualificazione dell’area sottoscritta tre anni fa con il centrosinistra. Due settimane fa un blitz dei vigili ha elevato sanzioni per ventimila euro riscontrando violazioni amministrative e fiscali e sabato sera il Django ha annullato un concerto che il Comune aveva diffidato dall’organizzare. Ma questo è solo l’inizio. «Tutto ciò che viene organizzato nei locali coperti è abusivo, non abbiamo ricevuto alcun certificato di agibilità – afferma Conte, che sceglie la linea dura -. Il cortile non ha problemi, può essere utilizzato per mercatini o spettacoli. Se però vengono organizzati eventi e concerti di rilevanza e con previsioni di pubblico molto consistenti, vanno osservate le normative, loro non sono diversi dagli altri. Rispettino la convenzione altrimenti non sarà più considerata valida».
La contro replica è una sonora risata: «Noi faremo la nostra assemblea al coperto, Conte la smetta con questi giochetti – commenta Gaia Righetto, una dei portavoce del Django -. La convenzione non l’abbiamo scritta noi ma gli uffici comunali, e anzi abbiamo dovuto battagliare fino all’ultimo per ottenere qualcosa di soddisfacente. I locali sono agibili, abbiamo già fatto i lavori necessari e presentato la documentazione, con tanto di autorizzazioni e Scia in Comune». E avverte: «Se il sindaco pensa di fermarci forse non ha capito come stanno le cose. Abbiamo dato in mano la documentazione ai nostri legali e non è detto che il Comune abbia rispettato tutte le regole».
Nessuno ancora pronuncia la parola «sgombero», le due parti cercano di portare lo scontro in punta di diritto e sull’interpretazione della convenzione: «L’associazione Open Piave ha delle responsabilità di cui si farà carico la presidente – chiude il sindaco -. Fino ad ora questa associazione ha appoggiato l’abusività, è solo uno specchietto per le allodole».
Gli attivisti Faremo la nostra assemblea dentro la caserma, il sindaco non pensi di fermarci