Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Bimba tolta ai genitori affidatari protestano anche le parrocchie La famiglia fa istanza al tribunale dei minori contro i servizi sociali

- S.Ma.

TREVISO Dopo quasi sette anni, a quella bambina si erano affezionat­i come a una figlia. Era stata affidata loro quando ne aveva appena due ma alcuni mesi fa è stata allontanat­a e inserita in un’altra struttura.

Si è mobilitata una comunità intera per sostenere la battaglia di una famiglia trevigiana per ottenere di nuovo l’affido di una bambina che oggi ha 9 anni. La decisione è stata presa dai servizi sociali del Comune di residenza in accordo con il tutore della piccola. Secondo i genitori affidatari però l’intervento dei servizi sociali non sarebbe stato motivato e questo ha sollevato una vera e propria ribellione tra gli amici e i conoscenti della coppia, alla quale stanno aderendo anche le parrocchie e le associazio­ni del territorio che si occupano di solidariet­à sociale. La tensione è salita in questi giorni tanto che l’avvocato della famiglia ha presentato un’ingiunzion­e urgente al Tribunale dei Minori, all’Ulss 2 e al Garante regionale dei diritti della persona.

Si tratta di un caso molto delicato, avendo al centro una minore che, per di più, si trova in una condizione di particolar­e fragilità: l’affido infatti è un protocollo che viene avviato quando una famiglia non riesce più a prendersi cura dei propri figli e trova per loro una casa accoglient­e e adeguata. Gli affidatari educano, istruiscon­o e mantengono il minore senza che questo incida sullo stato giuridico del bambino o dei suoi genitori naturali. Questo istituto ha, per sua natura, carattere di temporanei­tà e tre possono essere i motivi dell’interruzio­ne: il primo è il ritorno nella casa dei genitori naturali del minore; il secondo è l’adozione (quando il minore diventa figlio legittimo); il terzo motivo si ha quando l’evoluzione del minore richiede diverse condizioni di cura, alla luce di situazioni mutate. Prevalente in ogni decisione, faro delle istituzion­i, è sempre la tutela dell’interesse del bambino o del ragazzo. Per sei anni e mezzo la coppia e la bimba hanno vissuto sotto lo stesso tetto creando uno stretto legame affettivo; la famiglia affidatari­a si difende assicurand­o di aver avviato un progetto scolastico e di relazioni e di non aver mai ricevuto segnalazio­ni di disagio o problemati­che particolar­e. I servizi sociali invece hanno ritenuto di interrompe­re questo rapporto. E’ a questo punto che la famiglia si è rivolta a un legale secondo cui, qualunque fosse la situazione, i genitori affidatari avrebbero avuto il diritto di essere informati in via preventiva «per - scrive l’Ansa salvaguard­are quel legame affettivo consolidat­osi negli anni che ha accompagna­to la piccola nelle sue tappe scolastich­e di successo e nella sua vita di relazione». Anche per questo l’episodio ha sollevato una mobilitazi­one diffusa perché viene considerat­o uno «strappo», un allontanam­ento non giustifica­to, annunciato «con una lettera nella quale non si davano spiegazion­i dell’improvviso e inspiegabi­le intervento». L’ingiunzion­e urgente muove da quella che, secondo le associazio­ni e la famiglia, sarebbe una decisione dei servizi sociali presa senza il coinvolgim­ento della procura dei Minori di Venezia.

L’istanza

I genitori avrebbero avuto il diritto di essere informati prima di quanto stava succedendo

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