Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Sul bollettino parrocchiale critiche al Decreto Salvini
SCHIO (VICENZA) Il Decreto Sicurezza «potrebbe mettere fisicamente sulla strada molte persone prima accolte in strutture predisposte», aumentando «insicurezza e tensione». L’altolà al nuovo giro di vite voluto in fatto di migranti dal ministro dell’Interno Matteo Salvini arriva, nel Vicentino, da alcune parrocchie di Schio. Per la precisione dal bollettino parrocchiale, intitolato proprio «Decreto sicurezza». Il foglietto suscita polemiche: «Ennesima entrata a gamba tesa del potere clericale nell’agone politico italiano» accusa Alex Cioni del comitato civico Prima Noi.
Dopo i polveroni nazionali seguiti alle critiche al ministro dal prete di Pistoia don Paolo Tofani e del padovano don Luca Favarin, un messaggio chiaro arriva dall’unità pastorale di Schio Est. Vi fanno riferimento le parrocchie di Santissima Trinità, Santa Croce e Piane, quartieri dove da anni, sotto l’egida della Caritas e dei parroci, sono attive piccole accoglienze di richiedenti asilo. Il bollettino della terza domenica d’Avvento è firmato, oltre che dal parroco di Santa Croce don Guido Bottegal, dal direttore della Caritas don Enrico Pajarin e dal responsabile della pastorale sociale don Matteo Zorzanello: il testo mette in guardia dalle «conseguenze che alcune scelte operative del Decreto Sicurezza potranno avere già nell’immediato», tra le quali «aumentare le situazioni di insicurezza. Come cristiani ci sentiamo chiamati a esprimere la nostra preoccupazione di fronte a un decreto che potrebbe relegare sempre più ai margini chi già si trova in situazione di bisogno e speranza», si legge.
Di tutt’altro avviso Cioni, che si scaglia contro il bollettino e i preti che l’hanno firmato. «Si sta superando il limite della tollerabilità – dichiara il portavoce di Prima Noi –. Proprio per la posizione che i parroci rivestono nelle comunità, dai loro pulpiti dovrebbero essere più cauti nell’esprimere giudizi così perentori nei confronti di provvedimenti che hanno l’obiettivo di ristabilire un po’ di ordine, dopo che per anni sull’immigrazione l’Italia è stata vittima di scelte di natura ideologica». Secondo Cioni nessuno sarà cacciato dalle strutture di seconda accoglienza «se l’immigrato avrà i titoli di ricevere la protezione secondo le regole del diritto internazionale».