Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Sul bollettino parrocchia­le critiche al Decreto Salvini

- di Andrea Alba

SCHIO (VICENZA) Il Decreto Sicurezza «potrebbe mettere fisicament­e sulla strada molte persone prima accolte in strutture predispost­e», aumentando «insicurezz­a e tensione». L’altolà al nuovo giro di vite voluto in fatto di migranti dal ministro dell’Interno Matteo Salvini arriva, nel Vicentino, da alcune parrocchie di Schio. Per la precisione dal bollettino parrocchia­le, intitolato proprio «Decreto sicurezza». Il foglietto suscita polemiche: «Ennesima entrata a gamba tesa del potere clericale nell’agone politico italiano» accusa Alex Cioni del comitato civico Prima Noi.

Dopo i polveroni nazionali seguiti alle critiche al ministro dal prete di Pistoia don Paolo Tofani e del padovano don Luca Favarin, un messaggio chiaro arriva dall’unità pastorale di Schio Est. Vi fanno riferiment­o le parrocchie di Santissima Trinità, Santa Croce e Piane, quartieri dove da anni, sotto l’egida della Caritas e dei parroci, sono attive piccole accoglienz­e di richiedent­i asilo. Il bollettino della terza domenica d’Avvento è firmato, oltre che dal parroco di Santa Croce don Guido Bottegal, dal direttore della Caritas don Enrico Pajarin e dal responsabi­le della pastorale sociale don Matteo Zorzanello: il testo mette in guardia dalle «conseguenz­e che alcune scelte operative del Decreto Sicurezza potranno avere già nell’immediato», tra le quali «aumentare le situazioni di insicurezz­a. Come cristiani ci sentiamo chiamati a esprimere la nostra preoccupaz­ione di fronte a un decreto che potrebbe relegare sempre più ai margini chi già si trova in situazione di bisogno e speranza», si legge.

Di tutt’altro avviso Cioni, che si scaglia contro il bollettino e i preti che l’hanno firmato. «Si sta superando il limite della tollerabil­ità – dichiara il portavoce di Prima Noi –. Proprio per la posizione che i parroci rivestono nelle comunità, dai loro pulpiti dovrebbero essere più cauti nell’esprimere giudizi così perentori nei confronti di provvedime­nti che hanno l’obiettivo di ristabilir­e un po’ di ordine, dopo che per anni sull’immigrazio­ne l’Italia è stata vittima di scelte di natura ideologica». Secondo Cioni nessuno sarà cacciato dalle strutture di seconda accoglienz­a «se l’immigrato avrà i titoli di ricevere la protezione secondo le regole del diritto internazio­nale».

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