Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
I proventi della droga in bitcoin arrestato il tesoriere trevigiano
I pusher compravano e vendevano sul web investendo in criptovalute
TREVISO Era il tesoriere dell’organizzazione. La persona incaricata di gestire i pagamenti ai fornitori nell’operazione «Bitcoin» che lo scorso 9 ottobre aveva consentito di smantellare a Padova una cupola della droga con ramificazioni in tutto il Veneto.
Sono scattate lunedì le manette per Piero Pasqualin, ventunenne residente a Treviso, ritenuto uno dei cardini della struttura. Si tratta del ventitreesimo arresto eseguito dalla squadra mobile del capoluogo euganeo negli ultimi due mesi. Il giovane è stato più volte ripreso dalle telecamere installate all’esterno della villetta a ridosso del centro di Padova, quartier generale del sodalizio, mentre era impegnato a scaricare gli scatoloni con la droga appena consegnata. Pasqualin era uno dei bracci operativi di Emanuele Lovato, trentacinquenne barista veronese che abitava a Padova, considerato il boss del gruppo.
Il trevigiano aveva in mano tutta la gestione dei contatti con i grossisti che spedivano la sostanza stupefacente in città e si occupava di smerciarla nella zona della Marca. A tradirlo, oltre alle immagini delle videocamere, anche l’applicazione che utilizzava per tenersi in contatto con gli altri appartenenti al gruppo, Wickr, ritenuta erroneamente non intercettabile e che invece ha consentito ai poliziotti di incastrarlo seguendo passo passo i suoi movimenti.
Per spostare gli ingenti quantitativi di droga il gruppo aveva scelto gli stratagemmi più all’avanguardia nel mondo sommerso del web. Un traffico illecito 2.0 con la peculiarità di pagare la droga in bitcoin che venivano reinvestiti in un giro di moneta virtuale capace di sfiorare i 20 milioni di euro.
A ottobre erano stato sequestrato oltre un quintale tra hashish e marijuana e oltre 200 mila euro in contanti. La droga aveva principi attivi tre volte superiori alla media e avrebbe consentito la preparazione di almeno 300 mila dosi da vendere al dettaglio in tutta la regione pe run incasso stimato di tre milioni di euro.
L’indagine è partita nell’estate del 2017 e ha permesso di far emergere l’enorme giro di spaccio che coinvolgeva migliaia di consumatori (sono circa 400 quelli già individuati) di ogni fascia di età e ceto sociale. La droga arrivava nei lussuosi appartamenti affittati dal «dottor» Lovato attraverso normali società di spedizione. Ad accogliere i corrieri spesso era proprio Pasqualin che le telecamere inquadrano con in mano i grossi scatoloni. La particolarità? La sostanza stupefacente veniva acquistata attraverso il deep web, il mondo sommerso di internet, lontano dai motori di ricerca classici, contenitore, tra le altre, delle più svariate attività illecite. Anche il pagamento dei fornitori avveniva con moneta virtuale. La sostanze stupefacente, oltre che da Milano, arrivava da Genova e dalla Spagna. Il ventunenne che risiede in città tra i compiti aveva quello di accogliere i corrieri e di ricevere gli scatoloni coi carichi di droga ordinati tramite internet. L’utilizzo dell’applicazione Wickr lo faceva sentire al sicuro dato che impostava l’auto distruzione dei messaggi pochi secondi dopo averli spediti.