Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Boschi distrutti, laboratorio futuro
Il sottosegretario Manzato: dal disastro della tempesta «Vaia» gli esempi per salvare le foreste italiane. Ma il Pd attacca in vista del Consiglio ad hoc giovedì: Regione inerte
BELLUNO Tempesta «Vaia»: distrutti 42.000 ettari di bosco. Solo ora, a più di tre mesi di distanza, è possibile fare un bilancio certo su ciò che è accaduto a fine ottobre 2018 quando un evento eccezionale di pioggia e vento si è abbattuto sul Veneto e in particolare sul Bellunese lasciando molti Comuni senza luce, acqua e copertura telefonica.
Accanto agli alberi distrutti ci sono quelli schiantati il cui valore del legno, com’era prevedibile, è precipitato in modo vertiginoso. Si è parlato di questo e di cosa fare per ripartire venerdì sera al Teatro Comunale di Belluno nel convegno organizzato dalla Fondazione Angelini, dalla Sisef (Società italiana di selvicoltura ed ecologia forestale) e dall’Università di Padova.
«Oggi a Belluno abbiamo iniziato un percorso per tutelare e valorizzare le foreste e le filiere forestali del Nordest — ha spiegato il sottosegretario alle Politiche agricole e alimentari, forestali e del Turismo, il trevigiano Franco Manzato — Abbiamo deciso di dare vita a un laboratorio per definire gli obiettivi strategici per le foreste italiane. Il nostro Paese ha un patrimonio di 12 milioni di ettari, vale a dire il 40% dell’intero territorio, che dobbiamo proteggere. Nell’ultima Finanziaria abbiamo messo a disposizione, per il 2019, 525 milioni di euro per intervenire sui danni. Ripartiamo da qui».
Rimane però il problema relativo al prezzo del legname. Sono 174 i milioni di metri cubi oggi in vendita a circa 20 euro al metro cubo, tre-quattro volte in meno rispetto alla norma e l’Uncem (Unione nazionale dei Comuni, Comunità ed enti di montagna) chiede l’attuazione del Codice forestale nazionale. «È una necessità che non si può più attendere — chiarisce il presidente dell’Uncem Veneto, Ennio Vigne — Serve una guida forte, un concorso di impegno istituzionale congiunto di enti locali, imprese, Regioni. Serve uno scatto operativo e istituzionale per dare nuovo valore al territorio e pieno coinvolgimento delle imprese locali. E servono, più che risorse economiche, decreti attuativi e regolamenti». Intanto c’è chi polemizza con la Regione, sulla sua presunta inerzia nella fase post-emergenza. «Le preoccupazioni sollevate dagli ospiti al Teatro Comunale — commenta Stefano Fracasso, capogruppo del Pd in consiglio regionale — hanno riguardato soprattutto la reattività della struttura regionale e la capacità d’intervenire non tanto nella fase emergenziale, ma in quella successiva, con misure che possano dare risposte all’esigenza di liberare la viabilità forestale, estrarre il legname e garantirne un prezzo equo nella vendita, programmare la ricostruzione dei boschi. Su tutto ciò il Veneto è fermo».
Concorda l’altro consigliere regionale dem, Graziano Azzalin: «Risulta ancor più opportuno il consiglio regionale sulle foreste che si svolgerà, in via straordinaria, giovedì prossimo».
Infine il «Decreto semplificazioni» approvato alla Camera ha introdotto uno stanziamento di ulteriori 110 milioni di euro da destinare alla spesa corrente per quei Comuni, molti dei quali bellunesi, già destinatari di 190 milioni di euro a titolo di ristoro della differenza Imu-Tasi. A questo si aggiunge la norma che dispone la regionalizzazione delle grandi derivazioni-centrali idroelettriche a scadenza della concessione.