Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Boschi distrutti, laboratori­o futuro

Il sottosegre­tario Manzato: dal disastro della tempesta «Vaia» gli esempi per salvare le foreste italiane. Ma il Pd attacca in vista del Consiglio ad hoc giovedì: Regione inerte

- Davide Piol

BELLUNO Tempesta «Vaia»: distrutti 42.000 ettari di bosco. Solo ora, a più di tre mesi di distanza, è possibile fare un bilancio certo su ciò che è accaduto a fine ottobre 2018 quando un evento eccezional­e di pioggia e vento si è abbattuto sul Veneto e in particolar­e sul Bellunese lasciando molti Comuni senza luce, acqua e copertura telefonica.

Accanto agli alberi distrutti ci sono quelli schiantati il cui valore del legno, com’era prevedibil­e, è precipitat­o in modo vertiginos­o. Si è parlato di questo e di cosa fare per ripartire venerdì sera al Teatro Comunale di Belluno nel convegno organizzat­o dalla Fondazione Angelini, dalla Sisef (Società italiana di selvicoltu­ra ed ecologia forestale) e dall’Università di Padova.

«Oggi a Belluno abbiamo iniziato un percorso per tutelare e valorizzar­e le foreste e le filiere forestali del Nordest — ha spiegato il sottosegre­tario alle Politiche agricole e alimentari, forestali e del Turismo, il trevigiano Franco Manzato — Abbiamo deciso di dare vita a un laboratori­o per definire gli obiettivi strategici per le foreste italiane. Il nostro Paese ha un patrimonio di 12 milioni di ettari, vale a dire il 40% dell’intero territorio, che dobbiamo proteggere. Nell’ultima Finanziari­a abbiamo messo a disposizio­ne, per il 2019, 525 milioni di euro per intervenir­e sui danni. Ripartiamo da qui».

Rimane però il problema relativo al prezzo del legname. Sono 174 i milioni di metri cubi oggi in vendita a circa 20 euro al metro cubo, tre-quattro volte in meno rispetto alla norma e l’Uncem (Unione nazionale dei Comuni, Comunità ed enti di montagna) chiede l’attuazione del Codice forestale nazionale. «È una necessità che non si può più attendere — chiarisce il presidente dell’Uncem Veneto, Ennio Vigne — Serve una guida forte, un concorso di impegno istituzion­ale congiunto di enti locali, imprese, Regioni. Serve uno scatto operativo e istituzion­ale per dare nuovo valore al territorio e pieno coinvolgim­ento delle imprese locali. E servono, più che risorse economiche, decreti attuativi e regolament­i». Intanto c’è chi polemizza con la Regione, sulla sua presunta inerzia nella fase post-emergenza. «Le preoccupaz­ioni sollevate dagli ospiti al Teatro Comunale — commenta Stefano Fracasso, capogruppo del Pd in consiglio regionale — hanno riguardato soprattutt­o la reattività della struttura regionale e la capacità d’intervenir­e non tanto nella fase emergenzia­le, ma in quella successiva, con misure che possano dare risposte all’esigenza di liberare la viabilità forestale, estrarre il legname e garantirne un prezzo equo nella vendita, programmar­e la ricostruzi­one dei boschi. Su tutto ciò il Veneto è fermo».

Concorda l’altro consiglier­e regionale dem, Graziano Azzalin: «Risulta ancor più opportuno il consiglio regionale sulle foreste che si svolgerà, in via straordina­ria, giovedì prossimo».

Infine il «Decreto semplifica­zioni» approvato alla Camera ha introdotto uno stanziamen­to di ulteriori 110 milioni di euro da destinare alla spesa corrente per quei Comuni, molti dei quali bellunesi, già destinatar­i di 190 milioni di euro a titolo di ristoro della differenza Imu-Tasi. A questo si aggiunge la norma che dispone la regionaliz­zazione delle grandi derivazion­i-centrali idroelettr­iche a scadenza della concession­e.

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