Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Venezia, uova e sputi sulle pietre d’inciampo «Ricordano bambini»

Venezia, il rabbino: «Non sappiamo se si tratti di bulli o di vandali». I residenti: «Le sporcano sempre»

- Camilla Gargioni

VENEZIA Martedì notte qualcuno ha tirato delle uova contro le sette pietre d’inciampo poste di fronte al portone del palazzetto Bembo e la facciata dell’edificio stesso, in campiello Santa Maria Nova, a Canna regio. Quattro pietre ricordano bimbi deportati. «Non sappiamo se è una bravata o un atto vandalico», dicono dalla comunità ebraica.

VENEZIA Imbrattate con le uova le sette pietre d’inciampo di fronte al portone di palazzetto Bembo e la facciata dell’edificio stesso. È accaduto martedì notte, in campiello Santa Maria Nova, a Cannaregio. Ancora non è chiaro se le pietre, posate in ricordo della famiglia Dina, siano state imbrattate di proposito o siano state coperte dagli schizzi che hanno raggiunto le finestre del primo piano: sono in corso gli accertamen­ti da parte dei carabinier­i, che stanno esaminando le registrazi­oni della video sorveglian­za.

«Aspettiamo di capire cosa trovano le forze dell’ordine — commenta Paol oN avarro, portavoce della comunità ebraica di Venezia — è da stabilire se si tratti di una bravata o di un atto vandalico». Per quanto non sia ancora chiaro chi siano i responsabi­li e quale sia il movente, di fatto non è la prima volta che queste pie- tre d’inciampo sono oggetto di atti di spregio nei confronti della memoria della Shoah. A raccontarl­o sono Pietro Scarpa, noto antiquario che vive al primo piano del palazzetto, al quale appunto sono state indirizzat­e le uova, e la moglie Tatiana. «Appena sono state posate, hanno subito cominciato a sporcarle, sputandoci sopra — spiega Tatiana —. Ho messo un cartello perché volevo venisse portato loro rispetto, ma è stato strappato un sacco di volte: quelle pietre ricordano dei bambini, una famiglia. A me queste pietre hanno sconvolto: sono quattro fratellini deportati, di cui un bambino di soli diciotto mesi, rimasti sei mesi ad Auschwitz e uccisi insieme alla madre. Ogni volta che usciamo non posso fare a meno di notarle».

Il messaggio appeso sul portone verde è breve ma esplicativ­o: «Rispettate que- ste pietre, ricordo di sette deportati, di cui quattro bambini». Sotto di esso, vi è anche un altro messaggio, una copia della pagina Wikipedia sulla «Giornata della memoria», proprio per enfatizzar­e l’importanza simbolica delle pietre d’inciampo. «Viene rego- larmente strappato — continua Tatiana — lo ristampo e lo riappendo, poi ci trovo magari anche scritte sopra: è un dispetto. Io ogni mattina pulisco le pietre e le lucido, ci troviamo sopra di tutto».

La donna ieri mattina è stata la prima ad accorgerse­ne, anche se al primo impatto pensava fossero stati i gabbiani: «Avrebbe dovuto vedere cosa c’era: uova dappertutt­o, sui vetri delle finestre, i gusci impigliati trai rami delle piante sul davanzale. Sono riuscita a pulire quasi tutto, comprese le pietre». Non è però da escludere che sia stata una bravata. «Forse sono solo dei bulli — dice Pietro Scarpa — è un brutto momento qui a Venezia, con le bande che girano in questa zona». E aggiunge: «Non so cosa si riesca a vedere dalle telecamere dal momento che è accaduto di notte, i carabinier­i sono venuti subito e speriamo non sia stato un attacco sgradevole nei confronti della comunità ebraica. Nessuno vuole che ci sia un rigurgito di cose che sono passate, speriamo del tutto. Sarebbe un atto raccapricc­iante».

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A Venezia Alcune uova hanno imbrattato le pietre di inciampo in campo Santa Maria Nova a Cannaregio

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