Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

All’ex Piave orti e una piazza coperta «Mezzo milione di investimen­to»

Parte il progetto di rilancio. Ma il sindaco: «Arroganti». Il ruolo del Django

- di Silvia Madiotto

TREVISO Il secondo step del progetto di rigenerazi­one urbana alla Piave è partito: entro un anno, nell’ala chiusa dello spazio dato in concession­e dal Comune nel 2015, apriranno laboratori, magazzini, servizi, una mensa, una piazza coperta, orti urbani e spazi comuni per integrare adulti disabili. «Abbiamo aspettato fin troppo» spiegano da Open Piave. Il braccio di ferro con Ca’ Sugana è appena iniziato e l’ex caserma occupata fa la sua mossa.

Il recupero, firmato da Arru (Architetti Arruolati, gruppo di sei profession­isti della città), sarà finanziato dalla cooperativ­a Ails di Ponzano per realizzare il Ceod: mezzo milione di euro di investimen­to su 650 metri quadrati. «Per noi–spiegala presidente Ariella Lorenzon – è indispensa­bile essere qui, un contesto di lavoro e svago. Il progetto è già stato approvato dall’Usl, abbiamo tutte le autorizzaz­ioni». La Piave apre ancora alla partecipaz­ione esterna con una campagna di raccolta fondi per contribuir­e al recupero dei locali già utilizzati in questi anni, tra cui palestra, osteria, sala concerti e biblio- teca. Open Piave ribadisce di essere un soggetto unico, non scorporabi­le co me i n ve c e suggerisce il Comune di Treviso che vuole allontanar­e da via Monterumic­i il centro sociale Django, sanzionato con sei multe da ventimila euro: «Non è un bar, qui si fanno cose importanti». L’ex presidente Giovanna Quarto passa in seconda fila, si occuperà della progettazi­one («avremmo preferito un rapporto più sereno con l’amministra­zione» dice) mentre assume il ruolo di legale rappresent­ante l’urbanista Alberto Cagnato: «Abbiamo già chiesto un incontro al Comune per un tavolo tecnico, in termini collaborat­ivi per poter realizzare quanto concordato». Open Piave ricorda di essere un progetto-modello, oggetto di studio per l’esperienza portata avanti senza contributi pubblici. Non solo: «Siamo noi a illuminare il parcheggio del Teatro Eden, altrimenti buio». Il Comune ha staccato l’energia.

« Mi s e mbr a uno strano modo di interpreta­re il rapporto con il Comune, un po’ arrogante e maleducato, illustrare progetti su un immobile pubblico prima di farci conoscere il nuovo presidente», attacca il sindaco Mario Conte. Sul Ceod si limita ad augurare «buon lavoro, è un progetto interessan­te, ma inviterei chi investe dei soldi a fare attenzione, se salta la convenzion­e per errori di pochi ci rimettono tutti». A Ca’ Sugana sono arrivate le lamentele di un gruppo di vicini: «Protestano per i disagi legati alla Piave, il progetto è diverso da quello iniziale – chiude -. Le regole sono chiare, e i comportame­nti di alcuni dei soggetti che frequentan­o quegli spazi sono in fase di verifica». Il Django è ancora nel mirino.

Il progetto

Firmato da 6 architetti e già finanziato, è stato autorizzat­o dalla Regione tramite l’Usl 2

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Ottimisti I promotori del progetto e alcuni dei disegni relativi ai nuovi spazi

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