Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Minorenne adescato tenta il suicidio per la vergogna: a processo il «cliente»

Sesso in cambio di 50 euro, sotto accusa imprendito­re di Montebellu­na

- M. Cit.

MONTEBELLU­NA Con l’ingenuità dei suoi 15 anni si era lasciato adescare su un sito di incontri e, in cambio di 100 euro, aveva accettato di avere rapporti orali con due u o mi n i . Un comportame­nto del quale si era subito pentito e che lo ha turbato, tanto da indurlo a tentare per ben due volte di togliersi la vita. Il ragazzo, una volta che la vicenda è venuta a galla, è infatti caduto in una profonda cri si psicologic­a. Per quei fatti ieri, in tribunale a Treviso, si è aperto il processo a carico di uno dei suoi adescatori. Si tratta di un imprendito­re 46enne montebellu­nese, che deve rispondere di prostituzi­one minorile per aver avuto con il 15enne «rapporti sessuali in cambio di un corrispett­ivo in denaro». Il secondo adescatore, un 50enne di Pordenone, ha già patteggiat­o 8 mesi nel corso dell’udienza preliminar­e svoltasi a Venezia. A condurre l’indagine è stata, infatti, il pubblico ministero Alessia Tavarnesi della procura distrettua­le competente per questo tipo di reati. A indurre il giovane stu- dente, di origine marocchina, a denunciare quanto subito è stata la sorella, che si è accorta della sofferenza del fratello.

Il 15enne era finito quasi per scherzo su uno di quei siti del «deep web» dove si era imbattuto in alcuni annunci che offrivano un rapporto sessuale in cambio di 50 oppure 100 euro. Aveva preso accordi con l’imprendito­re 46enne, che gli aveva dato appuntamen­to. Si erano visti nel giugno del 2015, avevano consumato quel rapporto pattuito e lui aveva incassato i soldi.

Tutto come previsto. Anzi no. Perché, subito dopo, per il 15enne sono iniziati i sensi di colpa e un disagio sempre più forte, arrivato con la consapevol­ezza di aver fatto qualcosa di cui si vergognava ogni giorno di più. E che ha provocato in lui una sofferenza così profonda da portarlo, in poco più di un mese, dopo a tentare una prima volta il suicidio con un mix di farmaci. E poi una seconda volta, nel gennaio 2016, quando si è iniettato una dose di insulina. Due gesti che lo hanno portato a un ricovero psichiatri­co, quindi a un lungo periodo in comunità. Ieri si è aperto il processo al suo adescatore, e il ragazzo e la famiglia, assistiti dagli avvocati Fabio Capraro, Elisa Danieli e Francesco Fava, si sono costituiti parte civile.

Il ragazzo ebbe rapporti sessuali con l’uomo in cambio di denaro

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