Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Giostre, luna park tra arte e magia a Palazzo Roverella

Rovigo, a Palazzo Roverella la storia del divertimen­to attraverso il tempo. Dai cavallini in legno dell’Ottocento, a Balla, Campigli, Cartier Bresson

- Codogno

«Il luna park è caos, il mondo del proibito magicament­e a portata di mano… viaggia di posto in posto e persino di tempo in tempo con le sue attrazioni seducenti». Così scrive Stephen King, autore tra i più sensibili alla misteriosa magia del luna park, dove ha ambientato alcuni tra i suoi più celebri romanzi. E questo caos, tutto questo mondo magico, lo potremo assaporare da domani fino al 30 giugno 2019 nella mostra a palazzo Roverella a Rovigo, che ospita Giostre! Storie, immagini, giochi. Curata da Roberta Valtorta, in collaboraz­ione con Mario Finazzi, e promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, dal Comune di Rovigo e dall’Accademia dei Concordi, l’esposizion­e è un vero e proprio tuffo nel magico mondo dei luna park. Moltissime le opere, dai cavallini in legno ottocentes­chi, ai giocattoli in latta dei primi ‘900 passando per alcune tele importanti­ssime, come quella di Giacomo Balla che ritrae il luna park di Parigi, o quella di Massimo Campigli con il suo Giostre fino all’installazi­one contempora­nea di Stephen Wilks..

L’ampia sezione fotografic­a comprende oltre sessanta scatti: dai fotografi dall’Ottocento come Celestino Degoix e Arnaux ai fotografi contempora­nei come Lamberto Vitali e Paolo Gioli, passando per le straordina­rie fotografie di Henri Cartier – Bresson a quelle meraviglio­samente kitch di Martin Parr, dell’Agenzia Magnum, alle più stranianti e oniriche di John Bato. Bellissimi i vari organetti, alcuni funzionant­i, i teatrini in legno, i vorticosi cartelloni pubblicita­ri delle sagre dei pasi di provincia e il commovente Jodi delle giostre di Adriano Sforza, film vincitore del David di Donatello 2011 che racconta il difficile mondo dei giostrai visto con gli occhi di un bambino, costretto a seguire l’itinerante lavoro dei genitori. Un approccio artistico, storico ma anche antropolog­ico dunque, per affrontare un tema tanto suggestivo quanto delicato, in una zona, quella polesana, che ha fatto delle giostre il suo principale distretto industrial­e, con il 65% di indotto. Creando quelle giostre che poi ritroviamo nei luna park di tutto il mondo. Ed è anche per questo che la mostra si avvale della collaboraz­ione del Museo Storico della Giostra e dello Spettacolo Popolare di Bergantino-Rovigo. Saranno quelle luci elettriche che piegano il buio o il sottofondo dolciastro dello zucchero filato a farne luogo amato dall’infanzia e motivo di nostalgia come di un amore che è volato via – per chi fanciullo non è più. Del resto, grandi città europee come Parigi o Vienna hanno da sempre destinato al luna park un luogo ben preciso della città come les Tuileries o il Prater, appunto. La mostra inizia con il quadro del giovane Balla, non ancora futurista ma già attratto dal movimento, che sulla notte parigina affaccia tempestose luci elettriche e la silhouette incerta, appena accennata, di una coppia che si stringe furtiva. Ma l’esposizion­e ha anche il pregio di farci conoscere le prime giostre, quelle che nascono nel mondo agricolo, quando i cavalli legati a una corda, giravano intorno a un palo, liberando i cereali dalla paglia, divertimen­to semplice e immediato per i bambini dei contadini. Questo il giostrare ante litteram. E dal movimento circolare dell’antico girare in tondo, arriviamo a quello ascensiona­le dello Sputnik, la giostra razzo della People Square di Shangai, in una foto contempora­nea di Stefano Cerio. Catalogo di Silvana Editoriale. Info e biglietti: www.palazzorov­erella.com

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QuadriSopr­a un quadro di Pietro Privitera. Sotto, Ernest Procter

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