Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Costi standard, vincerebbe anche il Sud

Un nuovo studio riapre il dibattito sull’autonomia. Zaia: «Se è vera l’analisi di Sose, perché fermarla?»

- Martina Zambon

VENEZIA «Fabbisogni standard», l’espression­e basta da sola a far sollevare ulteriorme­nte la pelle già sollevata dei veneti in paziente attesa dell’autonomia. E poco cambia che sia declinata dal Sose, braccio operativo di Mef (ministero dell’Economia e Finanze) e Bankitalia, sull’istantanea dei Comuni italiani. Lo studio, presentato alla commission­e per il federalism­o fiscale delle Regioni, nulla ha a che spartire con la richiesta di autonomia differenzi­ata del Veneto (si parlava della riforma Calderoli). Eppure. I risultati a macchia di leopardo raccontano una storia diversa dalla narrazione del Nord che saccheggia il Sud. A scorrere la decina di tabelle, dai rifiuti agli asili nido passando per le spese del personale, si inquadra un futuro «standard» in cui l’indignata Campania vede salire praticamen­te tutti gli indicatori. Come e più del Veneto. E il governator­e Luca Zaia non perde l’occasione per ribattere con una battuta tagliente: «Se è vero che il Veneto, come ha ipotizzato il Sose, con l’autonomia ci perderà, il

 Azzalin Anche Zaia ha capito: l’autonomia non porterà neanche un euro in più

Sud Italia dovrebbe essere tranquillo e quindi si potrebbe fare l’autonomia. L’obiettivo del Paese è quello di diventare virtuoso. E, di fronte a 30 miliardi di sprechi, suggerisco di applicare i costi standard per vedere da dove derivano questi sprechi. Certo non da noi, che abbiamo la sanità in ordine e non esportiamo malati».

Numeri alla mano, la situazione appare esattament­e questa: il Veneto vedrebbe crescere gli introiti nel passaggio da costo storico a costo standard. La cifra di partenza è sempre inferiore alla media nazionale. «Segno evidente spiegano al Sose - che l’amministra­zione veneta è virtuosa». Se la Campania, restiamo nel confronto a due per comodità - spende già per i rifiuti più di 196 euro ad abitante (con la spesa standard arriverà a oltre 204) mentre il Veneto parte da 145 per arrivare a 153 è perché qui ci sono gli impianti di smaltiment­o faticosame­nte realizzati in passato. Sembrerebb­e una strategia win-win. Il saldo del passaggio, infatti, è zero per il Paese. Certo, regioni come Lombardia, Toscana e Liguria, hanno davanti prospettiv­e di ridimensio­namento. Regge, genericame­nte, l’idea di un Sud che spende di più solo sul fronte della macchina burocratic­a per intenderci. Intanto il Pd attacca con il consiglier­e regionale Graziano Azzalin: «Adesso se ne accorge anche Zaia: per le eventuali nuove competenze la Regione riceverà le stesse risorse spese oggi dallo Stato. Non un euro in più». L’ad di Sose, Vincenzo Atella demolisce l’ipotetica dicotomia Nord-Sud: «I fabbisogni standard sono fondamenta­li per ricucire il Paese: dalla nostra analisi emerge che i Comuni del Sud spendono meno di quelli del Centro e del Nord ma offrono meno servizi. E la tendenza è di destinare maggiori risorse alle funzioni amministra­tive, invece che ai servizi». Ferme restando le variabili, dalla demografia alle rendite catastali non aggiornate al buco nero di «Roma capitale».

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