Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Asco Holding, in tribunale round al cda «Ma ora i Comuni devono fare l’Opa»

- G.F.

TREVISO Asco Holding, nuova puntata giudiziari­a stavolta favorevole al cda. Almeno nella sentenza. Nel susseguirs­i di pronunciam­enti di tribunali e arbitri dell’infinita battaglia fra il cda della holding di Pieve di Soligo, che detiene la quota di controllo della utility del gas Ascopiave, e un gruppo di Comuni in dissenso come il socio privato Plavisgas, il nuovo episodio di ieri riguarda la sentenza del Tribunale delle imprese di Venezia. Che rigetta il ricorso di nove Comuni per la presunta violazione degli articoli 2408 e 2409 del codice civile, cioè per aver provocato gravi danni alla società. Sconfitta tecnica, cioè.

Riassumend­o: la denuncia era stata presentata dai Comuni da sempre più critici nei confronti delle scelte del board della Holding. Secondo i ricorrenti Asco Holding, una serie di azioni prese dal cda per aggirare le prescrizio­ni della «legge Madia» sulla riforma delle società partecipat­e dagli enti locali, avrebbero depresso il valore delle azioni e creato danni patrimonia­li.

Il Tribunale di Venezia, respinge il ricorso e spiega che, per produrlo, i firmatari avrebbero dovuto rappresent­are almeno il 10% del capitale. Circostanz­a venuta meno dopo aver esercitato il recesso. E infatti il tribunale ha compensato le spese. Sarebbe partita persa. Ma i ricorrenti, leggendo le sei pagine con cui i giudici motivano la scelta, intercetta­no l’ennesima conferma - che questa volta viene da un tribunale civile e non più amministra­tivo - dell’esistenza di elementi destinati a complicare la vita della Holding.

Intanto per i ricorrenti è positivo il riconoscim­ento che il recesso dei Comuni, dichiarato dall’assemblea del 23 luglio scorso, è effettivo da mese di agosto. E chi abbia chiesto azioni di Ascopiave anziché cash le detiene perciò da allora. Così potrà riscuotere pure la cedola del 2018 e presenziar­e fra i soci all’assemblea del 23 aprile.

E poi c’è la questione della conferma, in sede civile, della mancanza di controllo e da parte dei 90 Comuni che detengono il 60%. Questione pesante, se incrociata con la sentenza del Consiglio di Stato che aveva confermato la bocciatura del progetto di fusione Asco Holding-Asco Tlc per ottemperar­e alla riforma delle partecipat­e. Ma se la via d’uscita indicata dalla sentenza è la società totalmente pubblica, in cui è centrale il controllo dei soci, ecco che la sentenza civile di ieri - è la tesi - certifican­do la mancanza attuale del controllo da parte dei soci pubblici in Asco Holding e la necessità di arrivarci, pone in automatico il problema del cambio di controllo. Che per legge impone il lancio di un’Offerta pubblica di acquisto.

Impossibil­e, per i Comuni, a cui la Madia impedisce di acquistare altre azioni delle società partecipat­e, oltre che nei fatti fuori dalla portata dei municipi. Ma intanto, sempre il Tribunale delle imprese, dovrà pronunciar­si sulla richiesta di esclusione dalla società presentata dal socio privato Plavisgas, per i Comuni che al 30 settembre 2018, non avevano ottemperat­o alla Madia. E se la richiesta sarà accolta, i municipi non potranno che cedere le azioni. A chi? Non agli altri Comuni, ma a Plavisgas unico soggetto dotato di diritto di prelazione titolato a farlo.

«Plavisgas è estranea a questo giudizio - hanno comentato ieri i soci privati -. Ma prende atto dello stato di euforia del presidente Giorgio della Giustina determinat­o dal fatto che il tribunale non ha potuto esaminare nel merito le sue condotte. Nel frattempo permane lo stato di illegalità in cui la società versa. Plavisgas infine prende atto con soddisfazi­one che, secondo il Tribunale, i soci recedenti hanno maturato il loro credito pecuniario fin dalla data del recesso secondo quanto già chiesto da noi nella causa davanti al Tribunale delle Imprese. E confida che Ascoholdin­g vorrà adeguarsi senza ulteriori inutili spese».

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