Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Caso tubercolosi in procura: scatta l’esposto
Mossa di alcune famiglie dopo l’epidemia a scuola: «Per capire se qualcuno ha sbagliato». L’Usl esamina i bimbi
TREVISO La tensione a Motta di Livenza, dopo che sono state rilevate altre nove positività ai test Mantoux, continua a salire. Il focolaio epidemico di tubercolosi nella scuola elementare finita nel ciclone non è ancora spento, i nuovi casi impegnano di nuovo i dipartimenti dell’Usl 2 di Treviso che dal 5 marzo sta seguendo l’emergenza, coinvolgendo anche la massima autorità sanitaria. Ma c’è un esposto depositato in procura a Treviso dall’avvocato Stefano Colledan, che assiste alcuni genitori dei bambini frequentanti l’istituto. «L’abbiamo depositato nei termini - spiega il legale - e mi risulta che analoghe iniziative siano state prese autonomamente anche da parte di altre persone, rivolgendosi a colleghi dell’Opitergino Mottense. Nell’esposto abbiamo indicato fatti e soggetti legati a quei fatti. Non abbiamo rassegnato conclusioni o chiesto, come si fa in un atto di querela, di aprire un’azione penale specifica contro qualcuno. Se ci saranno elementi di reato o la qualificazione del reato, l’eventuale azione penale verrà svolta dalla procura. Abbiamo assunto notizie di natura tecnica da periti e ci siamo indirizzati verso l’esposto».
C’è da attendere quindi, per capire se l’Usl 2, la scuola o il Comune verranno ritenuti responsabili della diffusione della tubercolosi in un così ristretto contesto popolato di bambini. Dalla scoperta del focolaio, i soggetti che hanno riscontrato la malattia sono dieci, otto alunni e due insegnanti tra i quali la maestra caso indice, ovvero portatrice dell’infezione poi trasmessa ai suoi contatti più stretti in ambito lavorativo. Sono 54 (delle quali 10 adulti) i soggetti risultati positivi al test Mantoux ma che non hanno sviluppato la malattia, e che quindi sono stati sottoposti a chemioprofilassi. Per i nove pazienti inseriti mercoledì la diagnosi definitiva non è ancora stata emessa, ma le analisi procedono spedite.
Alcuni genitori, dopo la comunicazione dell’azienda sanitaria di giovedì pomeriggio, hanno manifestato preoccupazione non vedendo a scuola i sei bambini che sono risultati positivi al test Mantoux, e che quindi hanno evidenziato un contatto importante con la maestra caso indice. Quando si tratta della salute dei propri figli, ogni elemento di rischio viene vissuto con apprensione e, proprio come due mesi fa, le famiglie sono in stato di agitazione. Dall’Usl però spiegano che l’assenza degli alunni dalle lezioni non è dovuta all’infettività, ma alla necessità di completare le radiografie toraciche, gli esami di laboratorio e le visite pediatriche per conoscere l’esito della presenza o meno della malattia. «Non c’è stato alcun allontanamento scolastico da parte della sanità - ha sottolineato il dirigente del dipartimento di Igiene e sanità pubblica dell’azienda trevigiana Sandro Cinquetti -. I bambini sono stati arruolati dalla pediatria per approfondimenti».