Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
L’ora della fest A
Ieri il rientro della De’Longhi dopo la promozione. Imbrò: «La svolta? Dopo la sconfitta con Piacenza» Gli abbracci in piazzale Burchiellati
TREVISO Gli eroi biancoblù di Tvb sono rientrati ieri a Sant’Antonino verso le 16.45, in pullman, da Verona. Sulle vetrate del pullman giganteggiavano delle A biancocelesti, a testimoniare l’impresa compiuta dalla truppa di Max Menetti: la conquista di Capo d’Orlando e la gioia della promozione in serie A.
Giocatori, staff tecnico, medico e dirigenziale sono stati accolti nella palestra d’allenamento da tanti tifosi, che li hanno applauditi a lungo per aver riportato la città di Treviso nel basket che conta di più. Tanti gli abbracci, ma il più speciale è quello tra i giocatori con Eric Lombardi, che si è rotto il tendine d’Achille a inizio maggio e che non c’era due giorni fa a Capo: la gara 3 che ha consegnato la De’Longhi alla storia. Anche Paolo Vazzoler, colui che sette anni fa, il 4 luglio 2012, è stato nominato presidente di Tvb e dai campi della Promozione l’ha condotta, insieme alla dirigenza e ai consorziati che fanno parte di UniVerso Treviso basket, fino in A, abbraccia affettuosamente Lombardi. «È stato un viaggio di sette anni — ha detto il numero uno biancoblù — e siamo arrivati in finale dopo un grandissimo lavoro. Il grazie va a tutti quelli che hanno fatto qualcosa per portarci alla finale playoff, oltre ai giocatori e allo staff tecnico». Ed ora ci sarà la serie A: «Treviso è tornata dove era giusto che stesse, perché lo ha dimostrato per passione e amore della piazza. Bisognerà lavorare duro, perché non è un campionato facile. L’obiettivo è quello di giocarsela, cercando di scendere con la mentalità di governare le partite come fatto quest’anno».
Inutile dire che molte cose cambieranno con il salto di categoria. «Si modificherà l’asse della squadra con l’inserimento di molti stranieri, ma chi arriverà dovrà capire il valore della maglia che indosseranno, come hanno fatto i giocatori di quest’anno, in quella che è stata la vittoria di tutti». Un successo che ha coinvolto migliaia di tifosi trevigiani, tra chi ha festeggiato in porta San Tomaso due giorni fa e il centinaio di fedelissimi biancocelesti presenti a Capo d’Orlando. «Una testimonianza d’affetto assoluta» commenta Vazzoler. Una grande impronta sull’approdo di Tvb in A1 l’ha messa Max Menetti, giunto dieci mesi fa a Treviso da Reggio Emilia e dai palcoscenici europei per portare la De’Longhi nell’élite del basket nostrano. «Ho trovato alla base una società, una città e una tifoseria senza eguali. Dopo ho cercato di trasmettere l’ossessione per la vittoria di cui aveva bisogno l’ambiente». Menetti che ha «ossessionato» alla vittoria pure David Logan, colui che lo aveva sconfitto in finale scudetto con la maglia di Sassari quando allenava Reggio, e che in gara 3 contro l’Orlandina ha dominato il match con 36 punti a referto: «L’abbiamo preso a febbraio per vincere la partita di lunedì. Da vecchio “killer” lo ha fatto».
Dopo di che Menetti analizza la stagione: «Eravamo un gruppo nuovo che sarebbe cresciuto poco alla volta ed ho
Paolo Vazzoler È stato un viaggio lungo sette anni, è il risultato di un lavoro collettivo: il mio grazie va a tutti
capito che ce l’avremmo potuta fare dopo la vittoria in gara 5 agli ottavi playoff contro Trapani». Trapani e quella Sicilia — precisamente il PalaSikeliArchivi di Capo d’Orlando — in cui Matteo Imbrò, capitano della De’Longhi, ha alzato in cielo il trofeo della vittoria dei playoff di A2, secondo titolo ottenuto con la fascia al braccio dopo la Coppa Italia di A2 a marzo. «A inizio anno volevo, anzi volevamo, vincere qualcosa, perché solamente vincere ti fa crescere ed ora sono davvero felice. La svolta della stagione? La sconfitta contro Piacenza in casa a fine dicembre, da lì abbiamo iniziato a pensare più di squadra, e poi l’arrivo di Logan, ci ha trasmesso consapevolezza nei nostri mezzi — ha spiegato Imbrò — senza dimenticare l’importante innesto di Severini». Ci doveva essere anche Giovanni Tomassini nel roster biancoazzurro, ma lo sfortunato play ex Casale Monferrato non ha mai potuto giocare perché infortunato: «Inizialmente era la scelta perfetta — racconta il ds Andrea Gracis, che ha costruito il telaio del roster salito in A — tutti hanno recepito il verbo di Menetti. Gran difesa e gioco di squadra. Ora dovremo fare un passo alla volta e il primo è quello di restare nella nuova categoria».
E alla fine grande festa per tutti in piazzale Burchiellati, con squadra, staff e tifosi. Un abbraccio collettivo in cui ci si tuffa volentieri. Se è un sogno, non svegliateli.