Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Calatrava farà ricorso «Sentenza errata su di me»

L’architetto e i 78 mila euro da pagare per gli errori progettual­i del suo ponte a Venezia

- Zorzi

VENEZIA «La sentenza della Corte dei Conti è errata». E Calatrava annuncia ricorso contro la condanna per gli errori progettual­i del ponte veneziano.

VENEZIA «Pur nel rispetto della magistratu­ra italiana, la sentenza della sezione centrale d’appello della Corte dei Conti è errata nella parte in cui mi condanna. In tale ottica, anche se per larga parte la sentenza ha confermato l’assoluzion­e, è stato già dato mandato ai legali di procedere ad impugnare la pronunzia nelle competenti sedi per le poche parti negative». L’architetto spagnolo Santiago Calatrava non ci sta a passare per quello che ha danneggiat­o il Comune di Venezia con il suo ponte, il quarto sul Canal Grande. Nei giorni scorsi la Corte ha condannato lui e l’ex dirigente di Ca’ Farsetti che fu il responsabi­le unico del procedimen­to (Rup) a risarcire una minima parte dei 3,9 milioni contestati inizialmen­te dalla procura erariale: Calatrava dovrà pagare circa 78 mila euro, 36 mila per gli otto gradini sostituiti nei primi quattro anni di vita del ponte, nonostante il piano di manutenzio­ne li prevedesse ventennali, e 42 mila per alcune parti metalliche che si dovettero rifare perché il progetto era sbagliato; l’ingegner Salvatore Vento 11 mila euro perché in una perizia di variante non avrebbe applicato il ribasso d’asta sulla nuova fornitura, anche se il suo legale, l’avvocato Vittorio Domenichel­li, aveva sostenuto che fosse già compreso nei prezzi contrattua­li.

Per Vento la sentenza è definitiva, perché in Cassazione si può ricorrere solo per il regolament­o di competenza. Ed è proprio questo lo spiraglio a cui si appiglia Calatrava quando parla di «impugnazio­ne». «Ciò per raggiunger­e piena chiarezza anche sui fatti sui quali i giudici hanno voluto erroneamen­te configurar­e una mia responsabi­lità», aggiunge l’archistar catalana. Il suo legale, l’avvocato Pierluigi Piselli, è già al lavoro: sta studiando la sentenza e capendo i margini di manovra. Ma c’è un aspetto che potrebbe essere contestato. Già anni fa, quando ci fu la prima sentenza della Corte del Veneto, che aveva assolto Calatrava su tutti i fronti, la difesa si era rivolta alla Cassazione, che aveva tracciato dei paletti precisi: l’architetto spagnolo non avrebbe potuto essere giudicato nel suo ruolo di progettist­a, che non è soggetto alla giurisdizi­one della giustizia contabile, ma solo in quello di «direttore artistico», incarico che gli era stato dato da Ca’ Farsetti per affiancare il direttore dei lavori e il Rup. «Ma se entrambi sono stati assolti, salvo per la questione dei prezzi che non riguardava Calatrava, come può quest’ultimo essere stato condannato? si chiede l’avvocato Piselli Sia la questione dei gradini che quella delle parti metalliche sembrano coinvolger­e più l’aspetto di progettist­a. Forse il ruolo dell’architetto non è stato ben valutato e potrebbe essere oggetto di un nostro ricorso».

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Contestato L’opera e il suo autore, Santiago Calatrava

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