Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Ferragosto, boom di turisti in città ma molti locali e negozi sono chiusi

Serrande abbassate. Confartigi­anato: «È una ricchezza da sfruttare, facciamo sistema»

- Silvia Madiotto

TREVISO Una città chiusa per ferie, in cui spariscono i trevigiani e spuntano turisti di lingua francese, tedesca, ispanica e dell’Est Europa, o con accenti lombardi ed emiliani. Il Ferragosto 2019 è un ritorno al passato con cartelli vacanzieri appesi in tutto il centro storico fra negozi, bar e ristoranti: sono tanti i commercian­ti che hanno deciso di sospendere l’attività nella settimana centrale di agosto. Sembra di essere tornati a qualche anno fa, prima che i trevigiani scegliesse­ro con maggiore frequenza i periodi meno gettonati (e talvolta obbligati dalle chiusure delle aziende e degli uffici). Invece, in questi giorni, per chi rimane in città l’offerta è più ridotta. I turisti con le mappe in mano passeggian­o sotto il sole chiedendo informazio­ni su monumenti e musei (saranno aperti anche domani museo Bailo, museo Santa Caterina e Collezione Salce) e approfitta­no dei plateatici e dei locali a loro disposizio­ne.

Ma non sono solo il commercio e i servizi a trovare interesse nel settore: Confartigi­anato ha effettuato un’indagine fra i propri iscritti e sono 2.743 le imprese che trovano opportunit­à economiche nel turismo, il 12,43% del totale. I numeri della Regione parlano chiaro: nel 2018 la Marca ha registrato oltre un milione di arrivi con una maggioranz­a di stranieri (il 55%); la permanenza è ancora bassa, ferma a una media di 2,1 giorni, ma le presenze sono cresciute rispetto all’anno precedente del 6,5%, toccando quota 2.143.000.

A sottolinea­re una recente e sostanzios­a vocazione su scala provincial­e è il presidente degli artigiani Vendemiano Sartor: ci sono attività di ristorazio­ne e confezione alimentare, che vanno dalle gelaterie alle gastronomi­e fino allo street food e alla produzione delle tipicità locali, aziende operanti nei trasporti e nelle manutenzio­ni, nell’abbigliame­nto e nelle calzature, ma anche nella gioielleri­a, ceramica, vetro, lavorazion­e del marmo e dei metalli, centri benessere e palestre. Il turista è un volano per l’economia del territorio e sfruttare le potenziali­tà turistiche è un obbligo. Tanto più che oggi, con il traino delle colline del Prosecco patrimonio Unesco, il nome di Treviso sta circolando con ancor maggiore interesse. «Si tratta di un mercato in crescita - commenta Sartor -. Il valore aggiunto artigiano è la capacità di offrire prodotti e servizi di qualità, ad alto grado di personaliz­zazione e spesso caratteris­tici. Il turismo trevigiano punta sempre di più su percorsi esperienzi­ali, tipicità ed eccellenze». Senza dimenticar­e le rotte cicloturis­tiche, i centri storici e le aziende, elementi attrattivi. «È necessario organizzar­e un’azione di sistema, coinvolgen­do tutti gli attori del territorio, pubblici e privati, per pianificar­e degli investimen­ti infrastrut­turali e di servizio atti a facilitare l’arrivo di flussi di visitatori - chiude Sartor -. Abbiamo raggiunto traguardi sino a poco tempo fa inimmagina­bili, è possibile fare ancora meglio in futuro».

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