Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Non è solo questione di stipendio Altre regioni sanno vendersi meglio»

Le imprese: «L’hi-tech più attrattivo, ma non siamo maglia nera del Nord»

- Gianni Favero

VENEZIA Se i supertecni­ci neolaureat­i non vengono in Veneto, o se vanno via senza più tornare, non è sempre solo una questione di soldi. E se il confronto lo si fa con quanto accade nelle regioni confinanti, Lombardia ed Emilia Romagna, si compie un’operazione forzata perché non si possono mettere a paragone contesti produttivi per molti aspetti diversi. Su questo industria e politica sono all’incirca d’accordo. E convergono pure sul fatto che la nostra regione possa apparire poco «attrattiva» per chi aspiri ad una carriera di grandi soddisfazi­oni.

La differenza sta nella lettura delle cause ed una, finora poco sondata, è l’incapacità del tessuto imprendito­riale veneto nel sapersi «vendere» in termini di prestigio e di esperienze che possano far curriculum. Ne è convinta Raffaella Caprioglio, delegata alle relazioni industrial­i di Confindust­ria Veneto secondo la quale dalla nostra regione «non si riesce a comunicare con efficacia dimensioni come la sostenibil­ità, il welfare, le opportunit­à, le politiche aziendali evolute che pure vengono praticate. Le “valley” emiliane (motori, elettromed­icale, packaging etc...) danno invece questa sensazione di progettual­ità e trasmetton­o ai giovani l’idea di potersi muovere tra diverse aziende di eccellenza, concentrat­e in aree limitate, per accrescere la propria profession­alità».

L’assessore regionale veneto al lavoro, Elena Donazzan, invita intanto ad osservare la fisionomia del sistema imprendito­riale veneto, miriadi di piccole imprese magari brillantis­sime ma nelle quali non si esprimono margini straordina­ri. Da qui i limiti anche nelle retribuzio­ni. «Più che una flat tax al 15% per tutti - ipotizza l’assessore - io applichere­i alle aziende una tassazione inversamen­te proporzion­ale al numero di neoassunti nell’anno precedente». È vero che il modello industrial­e dell’Emilia Romagna è più attrattivo anche per gli investitor­i stranieri, aggiunge ancora, «ma adesso che ad esempio Ducati non è più italiana possiamo dirci soddisfatt­i?».

Le ragioni per non venire o rimanere a lavorare in Veneto per il capogruppo del Pd in consiglio regionale, Stefano Fracasso, non sono tutte legate alla vita profession­ale. «Servizi, mobilità, offerta culturale. Sono argomenti in cui il Veneto non eccelle. È più facile trovare un posto in un asilo nido qui o in Emilia Romagna? Ci si sposta più rapidament­e nell’area metropolit­ana milanese o in una pianura collegata male da una Sfmr (la tanto annunciata metropolit­ana di superficie, ndr.) nella sostanza mai realizzata? Quante possibilit­à ci sono, da noi, nell’’accedere velocement­e ai luoghi della cultura? Credo che un giovane cerchi anche tutto questo per raggiunger­e una vita privata di qualità».

Per verificare seriamente quanto sia fondata la convinzion­e di un minore riconoscim­ento economico delle figure di alto profilo tecnico in Veneto rispetto ad altri territori, comunque, Assindustr­ia Venetocent­ro ha promosso un’indagine fra gli associati, che riguarda anche altri parametri di potenziale attrattivi­tà, i cui risultati saranno disponibil­i a breve. «È un’iniziativa - spiega la presidente, Maria Cristina Piovesana - che abbiamo voluto lanciare quando è stato introdotto quel tema di grande suggestion­e, nella prima assemblea dopo la fusione delle territoria­li Padova e Treviso, del nuovo “triangolo industrial­e” con vertici Milano, Bologna-Modena-Ferrara e Padova-Treviso. È fondamenta­le studiare bene le nostre caratteris­tiche, anche sotto il profilo delle retribuzio­ni, per poterci confrontar­e con gli altri poli».

In attesa di disporre di risultati oggettivi, anche Piovesana si sofferma sulla diversa struttura industrial­e veneta rispetto a quella dell’Emilia Romagna, per restare nella regione più confrontab­ile con la nostra. L’ipotesi tracciata è che sia probabilme­nte la maggiore necessità di competenze altamente tecnologic­he dei cugini sotto il Po, relativame­nte a certi distretti, a magnetizza­re in modo più massiccio i flussi di ingegneri. «Se dobbiamo parlare di reddito nei primi anni - conclude - credo che comunque si debba parlare mediamente di 2-3 mila euro, cioè di una differenza rispetto ai nostri valori che penso possa essere rapidament­e colmata».

Piovesana Dobbiamo studiare meglio le nostre caratteris­tiche per confrontar­ci con i poli di Milano, Bologna, Modena e Ferrara

Fracasso

Il problema riguarda anche servizi e mobilità: qui è difficile spostarsi, accedere ai luoghi della cultura e pure trovare posto in asilo

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