Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

GIOVANI, IL DIVARIO A FINE MESE

- Di Gigi Copiello

Igiovani, ancorché diplomati e laureati, sono pagati poco in Italia e meno ancora nel Veneto. Lo hanno confermato i presidenti di Assolombar­da e Confindust­ria Vicenza, Bonomi e Vescovi. Che hanno proposto di pagarli di più. Nè sembra esserci soluzione più semplice per frenare un’emigrazion­e che ci ha portato via 250.000 ragazze/i negli ultimi dieci anni. Semplice pare, ma non è. Perché se c’era da comprare una macchina o un impianto, non si badava a spese nelle nostre fabbriche, ma s’é giocato al risparmio sulla pelle dei giovani diplomati e laureati.

Ricordo un giro in Fiera a Milano, per lo SMAU. Stetti a guardare padre e figlio che si coccolavan­o una macchina da carpenteri­a, un vero gioiello svizzero. Erano «solo» artigiani, ma pagarono fior di quattrini e la portarono a casa.

C’era una specie di religione per le macchine e si cercava la più nuova, la più grande (e parliamo di frese, telai e presse, prima ancora che di Mercedes o Ferrari). Non parliamo poi di capannoni: nessuno s’è mai trovato a corto di capannoni, piuttosto andava lungo con la banca. Macchine, impianti, capannoni: non si è badato a spese. Ma era l’hardware. Per il software, tutta un’altra cosa.

Nelle classifich­e il Veneto è stato (un tempo) primo un po’ dappertutt­o. Anche nelle ore di lavoro straordina­rio. Ma non ha mai avuto le paghe orarie più alte d’Italia. E non ha mai avuto tanti dirigenti, che erano sempre pochi e «fuori dai piedi».

Erano lontano dai posti dove si decideva davvero, dove stava l’imprendito­re e qualche suo fedele e anziano compagno di vita. Parlo al passato. Ma mica è passato del tutto. Quando confrontia­mo i livelli retributiv­i più bassi in Veneto rispetto all’Emilia Romagna, non è solo questione di paghe. O meglio: le paghe più basse dicono anche di prodotti e processi più bassi in Veneto rispetto all’Emilia. Dicono allora che in Emilia ci sono più specializz­ati, più tecnici, più dirigenti, tutte persone pagate di più e meglio. E, va da sé, anche i ragazzi «studiati» sono in Emilia più occupati e meglio pagati. E non è successo per caso. I «compagni» dell’Emilia non hanno mai fatto una legge per il «popolo dei distretti», come fatto in Veneto. In Emilia si sono premiati i leader, i più capaci in innovazion­e e crescita. Ed è una differenza culturale e politica mica da poco. La questione delle paghe mette in campo allora una svolta, si può dire: copernican­a. Una svolta che rende, peraltro. Qualche settimana fa abbiamo letto della Forgital di Velo d’Astico, venduta per un miliardo. Mica bruscolini. Ma mica solo per macchine, impianti e capannoni, come può pensare chi pensa ad una azienda siderurgic­a. E infatti in quella azienda si va verso i cento ingegneri, con una folta compagnia di altri laureati e ancor più folta di diplomati. E’ tutto un altro mondo, per chi fosse ancora fermo alla «civiltà delle macchine» (e dei capannoni). Anche perché le macchine, oggi le hanno tutti e tutti le sanno usare. Le macchine oggi sono moderne perché in un chip sono contenute tutte le mansioni per l’uso. Una stampante laser con un programma dedicato la trovi in qualsiasi parte del mondo; e funziona. Il telaio di ultima generazion­e ormai lavora solo ai «confini del mondo», mica più qui da noi. Quello che fa la differenza non sta più nelle macchine, ma in chi sta intorno alle macchine, dentro e fuori le fabbriche. Insomma: è «solo» una questione di paghe, ma «costa» una rivoluzion­e copernican­a.

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