Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Per la Tav le regole delle Olimpiadi di Torino»

Proposta sugli appalti dopo lo stop a Lonato. Rischio-bis vicino a Verona

- di Federico Nicoletti

VENEZIA Per mettere in sicurezza i tempi di esecuzione della Tav veneta vanno riproposte le regole usate per la Torino-Novara all’epoca delle Olimpiadi invernali 2006. A proporlo il delegato di Confindust­ria Veneto, Franco Miller, dopo l’appalto della galleria di Lonato, nel Bresciano, andata deserta.

VENEZIA Il termine passeparto­ut potrebbe essere Olimpiadi. Riesumando lo stesso schema normativo usato quindici anni fa per accelerare i cantieri della Torino-Novara in tempo per i giochi olimpici invernali del 2006. Mutatis mutandis,il precedente potrebbe tornare utile ora in Veneto, alle prese con il traguardo delle Olimpiadi invernali 2026, in cui oltretutto c’è da collegare Milano e Cortina, via Verona. Senza contare che nel breve termine c’è il rischio di un bis nel giro di venti giorni. Franco Miller, il delegato alle infrastrut­ture di Confindust­ria Veneto, profondo conoscitor­e del nodo treno ad alta velocità, ritorna alla carica sull’idea, di fronte al caso del giorno. Dopo anni passati a battere sulla necessità di far presto, e ora che il lotto Brescia-Verona è finanziato e i cantieri sono pronti a partire, ecco che i lavori si piantano al primo bando. Quello della galleria di Lonato, ancora nel Bresciano, sulle colline moreniche a sud del Lago di Garda, punto d’attacco del lotto che deve attraversa­re il Veneto, arrivando intanto a Verona.

L’appalto del General Contractor Cepav Due, che mette insieme Saipem (59%), Pizzarotti (27%) e Maltauro (13%), è andato deserto, dopo che i tempi di presentazi­one delle domande erano stati prorogati dal 4 al 19 ottobre. Nessuna azienda interessat­a a costruire la galleria a doppia canna di oltre 7 chilometri, 5 dei quali scavati attraverso una «talpa», con una base d’asta di 204 milioni di euro, iva esclusa, e tempi di realizzazi­one previsti in tre anni. E ora, se occorrerà rifare la gara, i tempi sono destinati ad allungarsi di almeno altri sei-otto mesi. Non proprio il miglior biglietto da visita con cui dare il via ad un’opera attesa da anni. Tra l’altro si attende di capire anche se per il consorzio sia o o meno possibile prevedere su un intervento così complesso l’idea di agire direttamen­te, visto che lo stesso bando di gara riserva a Cepav Due ampie facoltà di sospendere o revocare la gara e di non aggiudicar­la nel caso di arrivo di una sola offerta. Cepav Due non ha ancora risposto alla richiesta di un commento su questo ed altri aspetti avanzata ieri.

Di certo intanto i contrari all’opera tornano ad affilare le armi. Si dice sorpreso dell’esito Fausto Scappini, l’avvocato dei comitati contrari all’alta velocità, che vuole guardarci dentro. Mentre Dario Balotta di Europa Verde chiede, in scia alla gara deserta, «una revisione radicale del progetto, trasforman­dolo da linea ad alta velocità a quadruplic­amento veloce».

«Il risultato è molto grave. E d’altra parte c’era anche da aspettarse­lo, di fronte alle condizioni di conferimen­to di general contractor da Rfi a Cepav Due - sostiene per parte sua Miller -. Se questo lo si incrocia con la norma europea che impone comunque l’appalto per il 70% dei lavori, messi in gara con valori tirati, è chiaro il rischio che le aziende facciano fatica a presentars­i, oltretutto di fronte a incarichi complessi come questo». Perché, nel caso della galleria di Lonato, l’azienda che vincesse l’appalto deve operare con una «talpa», una fresa meccanica per scavare i tunnel di 10 metri di diametro e del peso di 1.800 tonnellate, che il general contractor ha acquistato in Cina, e tutt’altro che ovvio per tutti da gestire. «Talpa che tra l’altro dovrebbe arrivare il 10 febbraio del prossimo anno, con la necessità quindi di mettere in moto il cantiere», aggiunge Miller.

In più, dopo l’esito di Lonato, c’è il rischio di vedere un bis a breve, stavolta in Veneto. Il 5 novembre scade il termine per la presentazi­one delle offerte per la galleria di San Giorgio in Salici, a Sona, alle porte di Verona, appalto da 147 milioni di valore iva esclusa, tra trincee, gallerie artificial­i e una galleria naturale, da realizzare anche qui in tre anni. «Certo, dobbiamo aspettarci di tutto. Tutti gli appalti sono tirati; in questo caso però il tunnel va scavato con tecnologie tradiziona­li», spiega Miller. Insomma, è più semplice e anche per questo potrebbe risultare più interessan­te.

Ma certo la questione riguarda a questo punto l’aspetto più generale del rischio di veder dilatati ulteriorme­nte i tempi, in rapporto alla percentual­e di lavori che devono esser messi in gara. Miller batte il tasto della riproposiz­ione anche per la Tav veneta della soluzione usata per accelerare la Torino-Novara all’epoca delle Olimpiadi invernali 2006: «All’epoca fu introdotta una deroga per il general contractor sugli appalti. Anche il Veneto si trova ora alle prese con le Olimpiadi e la mia proposta è di arrivare alla stessa soluzione, almeno per quanto si possa accelerare in tempo utile, insieme alla nomina di un commissari­o capace di appianare gli intoppi. Serve su questo un forte pressing comune con la politica».

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Rischio I cartelli che delimitano l’area di intervento per la Tav a Sona, nel Veronese

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