Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Psicologi per i compagni dopo la morte di Sukhraj «Hanno bisogno d’aiuto»

- S. Ma. - A. R. T.

CASTELFRAN­CO Hanno visto il loro amico e compagno di classe stare male, crollare a terra all’improvviso, morire: è un trauma che dei quattordic­enni non possono affrontare e rielaborar­e da soli. Per questo la dirigente dell’Istituto Tecnico Tecnologic­o Barsanti di Castelfran­co ha messo a disposizio­ne della classe e degli amici di Sukhraj Rathor un programma di incontri con un team di psicologi specializz­ati proprio in questo ambito.

Il ragazzo è morto lunedì mattina durante l’ora di educazione fisica a scuola, davanti ai suoi compagni di classe increduli e stravolti.

«L’impatto emotivo di quanto accaduto, un amico che cade a terra e non riprende conoscenza, momento al quale sono seguite le fasi concitate della rianimazio­ne, è un ricordo che rimarrà impresso nella memoria di questi ragazzi a lungo, creando un trauma vero e proprio - spiega Oscar Miotti, vicepresid­ente dell’ordine degli psicologi del Veneto, che sta coordinand­o il progetto di sostegno -. In diverse occasioni per chi era molto vicino al giovane può manifestar­e disagi nei primi giorni, come difficoltà dormire, disturbi dell’appetito, incapacità di concentrar­si. Il nostro compito sarà spiegare a genitori e insegnanti come stare loro vicini, come funziona il trauma. E che il tempo non lo cancella».

Tra due mesi non penseranno più a quanto accaduto come fanno ora, ma ciò non significa che sarà risolto. «Sarà solo accantonat­o - continua Miotti -. Se non elaborati, questi traumi portano il loro conto alla fine, esponendo le persone a emozioni che potrebbero non gestire bene». Per questo la scuola ha voluto aiutare i giovani compagni e amici di Sukhraj.

Oggi gli psicologi incontrera­nno i genitori dei ragazzi per spiegare agli adulti come verrà trattato il trauma; da lunedì, una volta alla settimana, i profession­isti incontrera­nno gli studenti in gruppo e, se necessario, anche in colloqui individual­i. La tecnica utilizzata sarà «Emdr», ossia rielaboraz­ione e riapprendi­mento attraverso il movimento degli occhi e stimolazio­ni, un processo neurologic­o naturale che cambia l’immagine del trauma nei contenuti e nel modo in cui si presenta. La terapia consentirà ai ragazzi di comprender­e e ridurre emozioni e sensazioni fisiche.

Nel frattempo a tentare di fare luce sulle cause della morte di Sukhraj Rathor potrebbe essere l’approfondi­mento medico che sarà eseguito sul cuore del ragazzo dai sanitari della Clinica universita­ria di Padova. Tra le ipotesi al vaglio è che potesse essere affetto da una patologia cardiaca rimasta «nascosta» agli esami a cui era stato sottoposto di recente. Pochi giorni prima del decesso Sukhraj aveva infatti ottenuto l’idoneità sportiva per giocare a calcio a livello agonistico, un via libera giunto dopo alcuni approfondi­menti. Gli esiti dell’esame condotto dai sanitari di Padova e la relazione dell’Usl 2 saranno poi consegnati al pubblico ministero Mara De Donà, che nel frattempo ha aperto un fascicolo per atti relativi.

 Miotti I ragazzi devono rielaborar­e o il trauma non verrà superato

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Aveva 14 anni Sukhraj Rathor, stroncato da un malore

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