Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Sospetto delitto, al setaccio la rete di conoscenze

Accertamen­ti a tappeto dopo la riesumazio­ne del corpo di Renato Fava. Il «buco» nei video

- A. R. T.

VITTORIO VENETO Un buco di alcuni minuti che nessuna telecamera avrebbe ripreso. Continuano a ritmo serrato le indagini dei carabinier­i del Nucleo operativo e radiomobil­e di Vittorio Veneto per fare luce su cosa sia successo la sera del 19 settembre scorso a Renato Fava, il 63enne vittoriese deceduto quattro giorni dopo in ospedale per un’emorragia cerebrale. A causarla, stando all’autopsia eseguita dal dottor Alberto Furlanetto sulla salma riesumata mercoledì mattina dal cimitero di Ceneda, sono stati alcuni traumi. Il nodo da sciogliere ora è legato all’origine di quei colpi che sul corpo dell’uomo avevano lasciato delle evidenti ecchimosi alla nuca, alla tempia sinistra e sulla fronte.

Il sospetto è che Fava sia stato vittima di un’aggression­e nei pressi del bar Porta Fortuna in località Sant’Anre drea dove si era recato proprio quella sera, anche se non si può escludere l’ipotesi di una caduta accidental­e. Proprio in una viuzza poco illuminata vicina al locale una persona ha rinvenuto il borsello del 63enne, dal quale però pare non mancasse nulla. Tutto intorno, inoltre, sarebbero stati presenti dei fazzoletti di carta sporchi di sangue. Per capire cosa sia accaduto in quella stradina, però, non si potrà famo, ricorso ad alcun filmato. Su quel tratto non insistereb­be infatti nemmeno una telecamera di videosorve­glianza.

Quella fatidica sera, dopo essere stato al bar il 6enne ha raggiunto l’abitazione di alcuni amici dai quali era ospitato in quei giorni. Sarebbe andato a dormire ma poco dopo si sarebbe sentito male. Subito gli amici hanno chiamato il 118 e i sanitari hanno trasportat­o l’uomo prima all’ospedale di Vittorio Veneto e poi a quello di Conegliano proprio a causa della grande emorragia che era stata rilevata con la tac. Tre giorni più tardi Fava è deceduto.

In queste ore l’attenzione dei militari si starebbe concentran­do sulla ricostruzi­one della rete di frequentaz­ioni del 63enne. Al momento però il pubblico ministero Gabriella Cama, titolare del fascicolo, non avrebbe iscritto alcuna persona nel registro degli indagati ma al tempo stesso avrebbe definito come ipotesi di reato l’omicidio a carico di ignoti. Il giallo, dunque, per il momento non si attenua.

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Un giallo Renato Fava aveva 63 anni

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