Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Wanbao al Mise: «Si vende o si chiude»
Dodici mesi per trovare un acquirente. L’ira di D’Incà
BORGO VALBELLUNA Era nell’aria. C’erano tutti i segni premonitori: l’aumento del prezzo dei compressori, l’avviso ai fornitori di possibili ritardi nei pagamenti e soprattutto quelle poche parole che i dirigenti dello stabilimento di Mel si erano lasciati scappare in un improvvisato confronto di due mesi e mezzo fa con le Rsu.
La proprietà cinese, la multinazionale Wanbao, avrebbe smesso di finanziare la fabbrica di compressori per frigoriferi, che da sola non si regge in piedi. Wanbao Acc Italia, l’avamposto del colosso di settore in Europa, chiudeva i rubinetti: niente più finanziamenti. E ieri si è capito tutto, all’incontro al Mise tra sindacati e rappresentanti dell’azienda: Wanbao vende la fabbrica, o prova a farlo. Ha incaricato il network globale di c on sulenzaPwc(Pr ice water ho use Co o perdi Londra) di realizzare la transazione internazionale. Solo che c’è un «ma» che preoccupa ancora di più i 285 lavoratori. Secondo i sindacati, «la proprietà si è data 12 mesi per realizzare il piano»; poi si chiude e basta. C’è fretta, perché, come ha spiegato il responsabile dello stabilimento bellunese Haijiang Lu, la fabbrica perde 700mila euro al mese.
Secondo i sindacati, in cassa ci sarebbero solo 5 milioni di euro; e tuttavia hanno chiesto un allungamento dei termini a 18 mesi perché 12 sono pochi; ma pare che la proposta non sia stata presa in considerazione dalla società. Questa si è limitata a dire di voler garantire l’ordinaria amministrazione per il tempo che sarà necessario all’alienazione. Peraltro, non è chiaro perché Wanbao non si sia rivolta direttamente a Maurizio Castro, per la vendita; visto che lo stabilimento era stato acquisito cinque anni fa dai cinesi con un’asta internazionale gestita appunto dal commissario straordinario. Erano infatti i tempi dell’applicazione della legge «Prodi Bis», per ristrutturare le finanze della fabbrica. Secondo il deputato di Forza Italia Dario Bond, che ieri ha partecipato all’incontro, «la situazione è difficilissima, un po’ perché i cinesi tendono a non confrontarsi con le realtà locali, un po’ perché interpretano la vicenda sotto l’esclusivo profilo economico. Di fatto, rischia di chiudere l’unico stabilimento italiano di compressori per frigoriferi, ed uno dei pochi europei. È curioso, poi, che il lavoro attualmente non manchi: l’azienda ha chiesto ai lavoratori gli straordinari». Il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, ugualmente presente, si dice «profondamente deluso ma Il settore non è morto. La dirigenza dell’azienda deve farsi carico di ogni iniziativa per la risoluzione della crisi. Ciò che sta succedendo non è tollerato dal nostro Governo». Soprattutto è finito un sogno: 5 anni fa, con l’arrivo di Wanbao, sembrava che le traversie dell’azienda fossero finite; mentre ora la partita è fra una cessione difficile e la chiusura.