Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Io giovane per difendere i miei coetanei» Filcams, il nuovo segretario Irone
TREVISO Per parlare con i ragazzi che affrontano il mondo del lavoro oggi (giovani che in molti casi sono precari e partite Iva, riders e stagionali del turismo) la Cgil ha deciso di affidarsi a uno di loro. «La battaglia su cui ci dobbiamo impegnare, oggi, è diversa rispetto al passato, dobbiamo concentrarci soprattutto sulla qualità del lavoro perché, da quando la crisi è entrata a gamba tesa anche nel nostro territorio, la retorica dei doveri ha fatto venire meno la consapevolezza dei diritti».
Alberto Irone domani compirà 27 anni. Molti suoi coetanei si barcamenano fra contratti a tempo, impiegati qualche ora a settimana e con stipendi inadeguati. Lui invece è appena diventato segretario provinciale della Filcams (il più giovane in Italia), la sigla della Cgil che rappresenta i lavoratori del turismo e dei servizi, due settori che sempre più spesso fanno ricorso agli under 30.
Che effetto fa?
«Vedo tanti miei coetanei che non trovano un lavoro parametrato alle competenze che hanno acquisito nei loro studi, o che permetta di emanciparsi diventando autonomi, uscire di casa, pagare affitto e bollette. Altri lo trovano, ma non è un buon lavoro, sottopagato o senza diritti. Io posso intercettare e capire le loro preoccupazioni ed esigenze. Ci sono giovani molto competenti che sanno fare le cose. Una generazione che purtroppo viene dipinta in modo sbagliato, dipendente dallo smartphone, quando invece ci sono volontà, impegno, capacità. In una terra che ha tassi di disoccupazione ancora relativamente bassi, dobbiamo spostare il ragionamento sulla qualità del lavoro, che sia dettata dalla ridistribuzione della ricchezza, da uno stipendio soddisfacente che permetta di essere stimolati
e mettersi in gioco tutti i giorni». Qual è la più grande difficoltà trovata fino ad ora?
«Purtroppo noto che non c’è abbastanza educazione preventiva, molti ragazzi non sanno cosa siano un contratto o un diritto. C’è la tendenza a credere che sia lo stesso mondo del lavoro a fare formazione, ma sarebbe utile conoscere fin dalla scuola cosa determina l’assunzione di una responsabilità».
Oggi però partite Iva, professionisti e precari sentono il sindacato lontano.
«Viene visto come un arnese del Novecento da molti o confuso con un ente pubblico, ma quando un lavoratore sente di aver subito un torto è il sindacato che lo riceve nella maniera più veloce possibile per dare una risposta efficace».
È così che si parla con i giovani lavoratori?
«È una rappresentanza molto difficile, certo, e non ci sono nemmeno luoghi in cui farla, sono esperienze innovative dal punto di vista vertenziale che si basano su rapporti di lavoro subordinato. Ci sono tante zone grigie, povere di diritti retributivi e previdenziali. Penso ai riders e ai tanti stagionali del turismo, ai lavoratori in nero. Dobbiamo tornare sindacato di strada, come i colleghi fanno in Puglia con i braccianti. Non abbiamo un manuale scritto, è un mondo fluido, ma avere le pagine bianche a volte è più facile e ci consente di usare di più la fantasia, lavorare sodo e senza i riflettori puntati addosso».
Che territorio trova nel comparto servizi e commercio?
«Con molte divergenze. Ci sono lavoratori con solidi contratti collettivi nazionali, come nella grande distribuzione, storie individuali e un notevole fronte del lavoro povero. Il tema della conciliazione vita-lavoro è fondamentale. Anche per questo c’è grande richiesta di assistenza e rappresentanza, in un territorio passato dall’industria ai servizi in pochi anni. Se l’operaio tessile guadagna più di un’impiegata qualificata e laureata, è su questo che dobbiamo intervenire. Ma facendo stare meglio la seconda, non peggio il primo. È così che si porta un territorio allo sviluppo».
I nuovi lavori Riders e turismo. Qui poca disoccupazione ma la qualità del lavoro non è adeguata