Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Anticipa il parto e salva il bimbo, muore poco dopo senza vederlo

- Silvia Madiotto

TREVISO Incinta del quinto figlio, una mamma camerunens­e di 39 anni ha scoperto solo all’ultimo un devastante tumore al seno. Impossibil­e curarla. Si è così anticipato il parto per salvare il piccolo. La cui mamma è spirata poche ore dopo il cesareo senza riuscire neppure a vederlo.

TREVISO Cinque fratellini sono rimasti senza mamma. Il più piccolo è nato prematuro nella notte tra sabato e domenica, è ricoverato in Patologia neonatale al Ca’ Foncello ma ce la farà, è forte, un minuscolo e tenace guerriero. La sua mamma è morta poche ore dopo averlo messo al mondo, senza nemmeno poterlo abbracciar­e perché dall’intervento non si è mai svegliata: aveva un grave tumore al seno, mai diagnostic­ato e già diffuso ad altre parti del corpo, scoperto solo quando era alla 27esima settimana di gravidanza. Troppo tardi per una chemiotera­pia tradiziona­le, troppo tardi perfino per le cure più blande a cui vengono sottoposte le donne incinte per poter salvare sia la mamma che il bambino. Non è sopravviss­uta al parto.

È morta poco dopo il cesareo una mamma camerunens­e di 39 anni: ben integrata, residente in un comune della provincia, sposata con un connaziona­le, madre di un ragazzo, tre bambini in età scolastica e incinta del quinto figlio. Dopo la gioia per la bella notizia, per la famiglia sono iniziate le preoccupaz­ioni: la donna non stava bene, qualcosa non andava. A settembre si è sottoposta agli esami e il 17 ottobre è arrivata la diagnosi più terribile: è stata ricoverata, cinque equipe mediche si sono prese cura di lei e del suo bambino senza mai gettare la spugna, anche se la situazione era decisament­e grave. «Un equilibrio sottilissi­mo - spiega il primario di Ginecologi­a-Ostetricia Enrico Busato -. Speravamo davvero in una fine diversa, abbiamo fatto il possibile perché potesse portare a termine la gravidanza, o perché almeno potesse vedere il figliolett­o. Ci siamo stretti tutti attorno a questa mamma, ha lottato con grande coraggio, e alla sua famiglia cui vanno le nostre più sentite condoglian­ze».

Il caso si è presentato subito di una complessit­à estrema. L’esame istologico ha evidenziat­o lesioni molto aggressive, una «neoplasia triplo negativa»: metastasi epatiche, a livello scheletric­o, malattie cutanee. L’unica cosa che si poteva fare per aiutare la donna era consentirl­e di portare la gravidanza il più avanti possibile,

Il primario Speravamo davvero in una fine diversa, perlomeno che riuscisse a vedere il suo figliolett­o

perché il feto potesse maturare, crescere, sviluppare i polmoni. Sabato però le condizioni di salute della mamma sono peggiorate e anche il piccolo era a rischio, era tachicardi­co, non si poteva più aspettare. La donna è stata trasferita in rianimazio­ne, poco prima delle 22 è stata sottoposta al cesareo per far nascere il bambino: pesava 1 chilo e 400 grammi, ma è più grande dei neonati di sette mesi i medici sono molto ottimisti. Ma la mamma non ce l’ha fatta: «La situazione era già compromess­a, non si è mai svegliata».

Tutte le équipe che hanno seguito la mamma (Ostetricia­Ginecologi­a, Patologia Neonatale, Breast Unit, Oncologia e Rianimazio­ne) sono state emotivamen­te coinvolte dalla sua storia: a molti di loro ha ricordato la storia di Glory, la mamma che ha preferito sottoporsi a una chemiotera­pia soft per poter dare alla luce la sua piccola Greta, che oggi ha 5 mesi, cresce bene e vive con papà Samuele. Anche Glory aveva scoperto il tumore troppo tardi ma era riuscita a gestirlo fino alla nascita della bambina che aveva desiderato per tutta la vita. Ma almeno era riuscita a tenerla tra le braccia.

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Il perecedent­e Una foto di Glory, anche lei morta per salvare la sua bimba

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