Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Accuse da tutta Italia e Verona si ribella «Non siamo razzisti»
La procura sportiva parla di ululati di «pochi tifosi» Il vescovo: «Lo stadio non è specchio del capoluogo»
VERONA Il centravanti del Brescia Mario Balotelli calcia il pallone in curva dopo aver sentito «buu» razzisti. Vuole lasciare lo stadio di Verona ma viene convinto a restare. Il giorno dopo scoppia la bufera: «Pochi tifosi, non la curva» avrebbe scritto un collaboratore federale, ma i precedenti spingono tanti in Italia a formulare accuse contro la città. Il sindaco Sboarina s’infuria e fa una ricostruzione diversa della vicenda, il vescovo è più cauto e si limita a dire che lo stadio non è lo specchio della città.
VERONA La sintesi del fattaccio: corre il decimo minuto della ripresa tra Verona e Brescia, i gialloblù conducono per una rete a zero, quando Mario Balotelli raccoglie la palla che è uscita dalla linea di fondo dell’area del Verona e la calcia con tutta la sua forza in curva sud. Ne nasce un parapiglia, lui non vuole più giocare, se ne va via deciso verso gli spogliatoi senza sentir ragioni.
Poi torna sui suoi passi e all’arbitro Maurizio Mariani spiega di aver sentito ululati di stampo razzista nei suoi confronti, provenienti dalla curva dei supporters dell’Hellas e che lui non ci sta. Solo allora (evidente che non abbia sentito nulla), l’arbitro Mariani sospende la gara; interviene lo speaker che invita i tifosi a rimanere nei binari del civile rispetto. Dopo quattro lunghissimi minuti di bagarre si riprende a giocare. Il Verona vince una partita di vitale importanza per il suo campionato, ma questo Verona-Brescia sta tutto in quei quattro minuti.
Apriti cielo e domenica pomeriggio il cielo su Verona lo ha aperto una pallonata. Ciò che ne è seguito è un pandemonio che imperversa ora in tutta Italia: Verona finisce per l’ennesima volta nel mirino di un bombardamento mediatico, le accuse arrivano da tutti i fronti. Che si sia trattato di un episodio isolato lo conferma nel suo rapporto il collaboratore federale piazzato sotto la curva sud: «Erano solo una quindicina, oltretutto dal resto della curva è partito anche qualche applauso per Balotelli», ha scritto. Il rapporto è sul tavolo del giudice sportivo Gerardo Mastrandrea, oggi sapremo: probabile che il tutto si riduca a un’ammenda. Intanto però il caso monta sui media e surriscalda il clima all’interno dell’agone politico.
Il sindaco di Verona, Federico Sboarina, alza le barricate: «Sembra che la sentenza sia già stata scritta — ha risposto ai cronisti che lo incalzavano —. È inaccettabile quello che sta succedendo alla nostra città». «Ero allo stadio — ha aggiunto — e quando Balotelli ha calciato via la palla, la sensazione di tutti è stata di stupore. Nessuno riusciva a spiegarsi il perché. Quindi non può esistere che da un presupposto
Il sindaco Non è successo niente ed è stato creato un caso dal nulla
che non esiste, perché allo stadio non ci sono stati cori razzisti, venga messa alla gogna una tifoseria e una città». «Questo è inaccettabile e io difenderò sempre i veronesi — ha concluso il sindaco —. Sono contro ogni forma di razzismo, questo è evidente e deve essere sottolineato. Ma in quest’occasione non è successo niente ed è stato creato un caso dal nulla. È un’immagine che non corrisponde a quella reale di Verona e dei suoi cittadini».
A Sboarina ha risposto il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora: «Chiedo al sindaco di Verona di rivedere i filmati e prendere le distanze da quei cori, proprio a tutela della comunità cittadina che rappresenta. La battaglia contro il razzismo, nello sport e nella società, dev’essere ferma e condivisa». Sulla vicenda è intervenuto anche il vescovo, Giuseppe Zenti: «Verona non è quella che si vede allo stadio — ha dichiarato —. È una città accogliente, inclusiva, ricca di associazioni di volontariato, che non merita di essere infangata». Se per il senatore del Pd Vincenzo D’Arienzo i tifosi hanno adottato una diabolica «tecnica per evitare le sanzioni alla propria squadra — così ha scritto — ma il risultato è il medesimo: la discriminazione», Flavio Tosi ha così liquidato il tutto: «Balotelli è bravo a rendersi antipatico. Se provocasse meno, sarebbe meglio».