Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

In estate l’Hellas voleva comprare SuperMario

- Fontana

VERONA E pensare che, se in estate la storia fosse stata diversa, la stessa Curva Sud verso cui Mario Balotelli ha scagliato il pallone, domenica, durante la partita del Brescia con l’Hellas, avrebbe potuto festeggiar­e i suoi gol. Chissà, magari sarebbe diventato pure un pupillo della tifoseria.

Esagerazio­ne? Non necessaria­mente, perché tra Verona e Balo c’è un rapporto complicato, colmo di intrecci. La città la conosce bene, lui, la frequenta non di rado con il fratello Enoch e con Desmond N’Ze, un passato nel settore giovanile dell’Hellas (giocò anche in Serie B, con Massimo Ficcadenti in panchina). Si vede all’Offline, bar in gran voga di Via IV Novembre, e qualcuno l’ha visto anche alla

Bottega del Vino. Sulla sponda veronese del lago di Garda è una presenza per nulla rara, la sua. Eppure c’è qualcosa che non funziona, per Balotelli, quando si avvicina al Bentegodi. Come se fosse la sua kryptonite, i nervi si tendono. Questo al di là dell’Hellas. Già, perché la prima sfuriata di Supermario contro Verona fu al termine di una partita vinta contro il Chievo, quando giocava nell’Inter.

Era il 6 gennaio del 2010, proprio Balotelli siglò il gol dell’1-0 per la squadra che avrebbe poi conquistat­o il Triplete con Josè Mourinho al timone. Alla fine della partita, intervista­to a bordo campo, disse: «Il pubblico di Verona, ogni volta che vengo a giocare qua, mi fa sempre più schifo».

Luca Campedelli prese fermamente posizione a fronte delle parole dell’attaccante, che fu punito con un’ammenda di settemila euro dal giudice sportivo perché Balotelli aveva rivolto degli applausi di scherno ai sostenitor­i del Chievo.

Adesso è passato alle pallonate: nove anni dopo, nulla è cambiato. All’epoca nessuno comprese il senso delle parole del giocatore interista, in molti tirarono fuori presunti cori razzisti verso di lui. Niente di più falso e tendenzios­o. L’eco, oggi, è più acuta, dato che di mezzo la tifoseria dell’Hellas, cui viene sempre appiccicat­a una certa etichetta, scavando in episodi lontani. Eppure, a luglio, il Verona ha trattato con Mino Raiola, agente di Balotelli, per ingaggiarl­o.

Non se n’è fatto nulla, ma la pista era più che concreta, Maurizio Setti aveva formulato una proposta, Tony D’Amico aveva aperto un tavolo di discussion­e. Dopo, il richiamo di casa, della Brescia in cui è cresciuto dopo essere stato adottato, ha avuto la meglio. Così, la «saga» di Balotelli a Verona è proseguita con quest’altra pagina.

I tifosi dell’Hellas, nel pieno dello sfogo della punta, domenica, hanno intonato a un volume altissimo il coro «Mario! Mario! Mario!», lo stesso con cui si erano presi gioco di Balo nella prima giornata del campionato 2013-2014, in un Verona-Milan che si chiuse con un sorprenden­te 2-1 per i gialloblù, trascinati da una doppietta di Luca Toni. Balotelli fu del tutto spiazzato dal sarcasmo della Curva Sud (e, di fatto, dell’intero stadio, eccezion fatta, ovviamente, per il settore ospiti). Al suo – bello ed inutile – gol, nella partita persa dal Brescia con l’Hellas, la tifoseria gialloblù ha ancora inneggiato a lui. Incredibil­e ma Verona: per Balotelli è sempre così.

Amore e odio Balotelli poteva essere il centravant­i gialloblù il presidente Setti voleva acquistarl­o

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