Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Alpini, insulti razzisti al maggiore Stangata di 18 mesi per il sergente

Caserma «Salsa», episodi contro militare di origine marocchina

- D. O.

VERONA Condanna pesante, un anno e sei mesi di reclusione, oltre quattro volte la pena richiesta dal Pm Massimo Di Camillo, quattro mesi, tenendo conto della possibilit­à di attenuanti. Inoltre, quattromil­a euro di risarcimen­to (non richiesto dall’avvocato) alla parte offesa, il maggiore Karim Akalay Bensellam, che aveva chiamato in molte occasioni «marocchino di m… ».

La sentenza ieri al Tribunale militare di Verona conclude, almeno temporanea­mente, la vicenda nata nella caserma cittadina «Salsa» (nella foto). La Difesa ha già annunciato appello.

E ieri, prima della Camera di consiglio, scintille, con contestazi­oni reciproche tra le parti. Condannato il sergente maggiore Carmelo Lo Manto, nativo di Canicattì (Agrigento) e ora, dopo, aver svolto una missione all’estero, residente a Bassano del Grappa. Il reato: diffamazio­ne pubblica aggravata dall’uso di frasi razziste. Tra queste: «Non sei degno di stare nell’Esercito italiano» e «pezzo di m… meschino».

Frasi che, secondo quanto ricostruit­o in Tribunale, erano abituali, in occasioni imdi portanti della vita militare, come all’alzabandie­ra. E proprio il Collegio giudicante ha riconosciu­to la «continuità» dell’accaduto che, con tutta probabilit­à, ha influito non poco sulla sentenza.

Nell’ultima udienza un «teste a sorpresa», un commiliton­e del «Settimo Alpini» che, assieme ad altre quattro testimonia­nze-chiave, ha avvalorato la tesi dell’Accusa.

Ma, nel processo, anche testimoni pro-Lo Manto. L’avvocato Antonio Vele ne aveva convocati 90, tutti del Reggimento, alla fine ammessi sedici. Tutti, tra cui un militare grado che, all’alzabandie­ra era di fianco a Lo Manto, hanno ripetuto la stessa versione, di non aver mai sentito il sergente offendere il suo superiore. Una «sfilata» definita «pietosa e omertosa» dall’avvocato della parte offesa, Massimilia­no Strampelli.

Il maggiore Bensellam, nel processo non aveva chiesto risarcimen­ti e ora è in servizio ad Aosta.

Frasi pesanti

Il sottoposto al superiore: «Non sei degno dell’Esercito»

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