Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Con tre tocchi di campana San Nicolò torna alla vita
TREVISO Il punto dominante, a Treviso, è la Torre civica di piazza dei Signori: è nel cuore del centro storico, svetta sui palazzi più simbolici, controlla tutto dai suoi 48 metri. Ma il punto più alto, quello da cui si scorgono le montagne e la laguna, le cupole del Duomo e l’aeroporto Canova, le campagne brune e le sterminate distese di case e strade, è in cima alle strette scale e ai sessanta metri del campanile di San Nicolò, tornato alla luce ieri dopo un lungo restauro strutturale ed architettonico. Tolte le impalcature esterne, completato il cantiere di messa in sicurezza antisismica, il primo suono di campana è stato affidato al vescovo Michele Tomasi: tre tocchi a mezzogiorno e mezzo per annunciare che il campanile è di nuovo quello che svetta sulla città dal Trecento. Ora l’idea della parrocchia e della Diocesi è aprire al pubblico quello scorcio panoramico. Lo annuncia don Adriano Fardin, l’economo della Curia (a cui spetta l’oneroso compito di far quadrare i bilanci): «Vorremmo rendere il campanile accessibile e prevedere anche delle visite guidate». Dalla chiesa alla cima, dalla Sala del Capitolo alle colonne affrescate. E mentre lo diceva, ieri mattina nel silenzio della maestosa navata, l’ultima luce di solstizio si proiettava dalle finestre alla parete dei Santi, riproducendo un fenomeno visibile solo pochi giorni all’anno, prima di Natale.
È stato impegnato un milione di euro per il restauro del campanile del tempio, addossato alla struttura absidale con un effetto «divaricante» sul transetto, per fermarne l’oscillazione; è stato fondamentale il contributo dell’8 per mille, un valore di circa trecentomila euro. «Sono donazioni dei fedeli e della collettività – ha detto il vescovo Tomasi -, il campanile è della chiesa e della città, punto di riferimento e casa dei trevigiani. Le risorse vengono impegnate nel migliore dei modi e sono sotto, o in questo caso sopra, gli occhi di tutti».
L’ingegnere Diego Malosso sta concludendo un masterplan preliminare per completare il restauro di San Nicolò: «Si comporrà di tre elementi, uno strutturale sulla vulnerabilità della chiesa, uno sull’architettura della liturgia e uno sugli esterni e sulle pertinenze, compreso l’ingresso. Trovandosi in posizione laterale non valorizza abbastanza la navata. Ma potremmo ragionare anche sull’area di accesso alla chiesa, realizzando un vero sagrato». Proprio lì, dove oggi c’è un parcheggio che è l’unico introito della parrocchia per le spese vive di gestione della chiesa: difficile che venga cancellato, ma un nuovo look non è escluso. Il solo consolidamento del tetto della navata però avrebbe un costo di circa un milione di euro e il vescovo invita a donare alla Chiesa per restaurare un patrimonio inestimabile, secolare e insostituibile.
Alla benedizione del campanile c’era anche il sindaco Mario Conte: «Un intervento straordinario che ci regala una visione nuova della città. La nostra idea di sviluppo culturale e turistico di Treviso prevede di mettere in rete tutto il patrimonio artistico, quello religioso, quello del Comune, delle Fondazioni Benetton e Cassamarca, grazie anche al biglietto unico». E la Torre Civica? L’anno scorso il sindaco aveva in progetto di riaprirla e trasformarla in un punto panoramico: San Nicolò l’ha battuto sul tempo. Ca’ Sugana ha già in mano uno studio di fattibilità che ha un costo nettamente inferiore, «importante ma sostenibile». Soprattutto, si sbilancia il sindaco, in proiezione di una fruibilità della Torre Civica come attrazione turistica.
Un intervento straordinario che ci regala una visione nuova della città