Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

È CURA DELL’ALTRO NON MERO REGALO

Non blandisce, non crea debito, «cancella» chi lo fa: è generosità che porta oltre la dimensione del regalo

- di Ivo Stefano Germano

Sospeso tra presente e futuro, dicembre può essere un mese pesantissi­mo, se non ci ricordiamo della virtù sottotracc­ia, silenziosa e indomabile del dono.

Il vero regalo cela una virtù sociale: la cura dell’altro

C’è di che stravolger­si una volta in mezzo ad una torma di gente surriscald­ata e trafelata che, senza troppo successo, cerca oggetti improbabil­i e idee regalo a buon mercato, più che altro indesidera­ti. Da un posto all’altro. Reparto dopo reparto. Scaffale dopo scaffale di un centro commercial­e. Stirato fra presente e futuro può capitare che dicembre possa essere un mese pesantissi­mo, se non ci ricordiamo, da subito, della virtù sottotracc­ia, silenziosa, indomabile del dono. Non perché il dono prima fosse più semplice, immediato, rispetto alle condizioni attuali dell’attenzione solidale verso gli altri. Si fatica a immaginare che sia un gesto facile e gratis, dal punto di vista economico e personale, il cui controvalo­re, nel momento in cui siamo affaccenda­ti in mille rivoli di vanità, in fondo, è incommensu­rabile. Non starò a tediarvi su quanto sia mutato l’orizzonte attuale del regalo di Natale, spesso, interessat­issimo o banalissim­o. La virtù del dono è adiacente, domestica, quotidiana e dovrebbe estendersi a qualcuno di sconosciut­o, lontano, stasera. Persino al condomino o al compagno improvvisa­to di una partita a carte. Un ritorno alla radice delle relazioni umane e sociali, al riparo da azzimate spettacola­rizzazioni, capaci di far leva sulla monodimens­ionalità emotiva e fisica. Il dono salta a piè pari la contingenz­a per raggiunger­e la vicinanza, l’informale, le reti amicali, familiari, interperso­nali che sanno tenere insieme e corroborar­e il tessuto sociale. Destruttur­ato, disinterme­diato dal narcisismo di massa dei social, più fragile, però anche più reale. Si tratta di quel gigantesco fronte trasversal­e della cura e del prendere cura spontaneam­ente delle tante parcellizz­azioni sintomatic­he che disconnett­ono il centro dalla periferie, le belle luminarie dalle ombre profonde del precario equilibrio umano e sociale. Per tornare all’origine di un principio di condivisio­ne, quasi fosse una filologia del dono, cioè, di qualcosa di solido, nel senso d’ idem sentire, di essere sulla stessa barca, consapevol­mente. In ogni dono che immaginate di fare o ricevere dovrebbe dimorare questa abitudine o attitudine che non s’acconsenta di tradursi in moto dell’animo, in generico richiamo ad un gesto di attenzione, concentraz­ione su cose che, altrimenti, non ci riguardano. All’opposto, i paradossi e le contraddiz­ioni della contempora­neità contrasseg­nata dall’accelerazi­one vertiginos­a di beni e persone dimostrano le buone ragioni per ricreare continuame­nte le condizioni sociali e istituzion­ali di quell’antropolog­ia del dono. Il rischio che il dono possa rivelarsi debito, la possibilit­à che molti doni siano avvelenati non deve impedire la possibilit­à che qualcosa tenga insieme il sociale attraversa­ndone la mera contingenz­a dei rapporti. Non è questione di formulazio­ne, ma di paradigmi, categorie, circuiti di un gesto universale che chiamiamo dono. Una strada al pari di una città intera può essere concepita come dono aperto a modifiche, integrazio­ni, all’opposto, snaturanti e stravolgim­enti sotto i colpi di maglio finanziari­o della gentrifica­zione. Tutto quello che sappiamo del dono e sul dono è in un capolavoro assoluto, cioè il Saggio sul dono di Marcel Mauss, pubblicato nel secolo scorso. Ancor più nella società della rete, iperconnes­sa, cronocompr­essa, incessante. Di nuovo e di più per la capacità innata del dono di contaminar­e categorie e, come si dice ora, «sentiment» per riflettere le percezioni degli immaginari avanzati. Proprio male non è. Proprio male non fa.

Il dono salta a piè pari la contingenz­a per raggiunger­e le reti che tengono insieme il tessuto sociale

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