Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Casa di cura abusiva in un hotel Ma gli anziani: «Lasciateci qui»
I Nas alla Claudia Augusta di Casale, i parenti difendono la struttura
CASALE SUL SILE Dopo il blitz dei Nas, Casa vacanza sociale Claudia Augusta di Casale sul Sile deve chiudere perché è stata trasformata in una casa di riposo abusiva. E i 35 ospiti, 21 dei quali non autosufficienti, devono essere trasferiti in altre strutture accreditate.
Ma i famigliari dei pazienti si oppongono e, difendendo la struttura e il personale, si sono costituiti in Comitato pronti a dare battaglia. La prima azione è stata inviare una lettera al procuratore della Repubblica Michele Dalla Costa, al sindaco Stefano Giuliato, all’assessorato ai servizi sociali della Regione Veneto, all’Usl e ai carabinieri. La seconda indire un’assemblea alla quale ha preso parte anche il Codacons. «I nostri famigliari sono assistiti benissimo, in una struttura che è una valida alternativa alle case di riposo pubbliche e all’accudimento in casa – spiega il portavoce Nicola Todesca -. L’associazione che gestisce Casa Claudia Augusta ha un’importante utilità sociale e va regolarizzata. Se le norme non sono adeguate è tempo che la Regione trovi una soluzione». Il caso è esploso la scorsa settimana, ma è da quando la casa è aperta che si segnalano criticità.
Innanzitutto il piano antincendio che non sarebbe mai stato a norma. E poi l’assenza di autorizzazioni e accreditamenti. L’Home Casa Augusta nasce infatti come una casa per ferie ma, nel tempo, si sarebbe strutturata in una vera e propria casa di riposo. Ed è per questo che, venerdì, i carabinieri del Nas hanno fatto un blitz insieme a ispettori dell’Usl 2 e ai vigili del fuoco al termine del quale è stato disposto il sequestro della struttura (momentaneamente sospeso) e il trasferimento degli anziani in vere case di riposo. «L’organizzazione è quella di una Rsa con infermieri e operatori socio sanitari – spiega il comandante dei Nas, maggiore Giuseppe Mercatali -, ma senza autorizzazioni e quindi abusiva». Ma i parenti non ne vogliono sapere: «Ci opponiamo fermamente al trasferimento coatto e ingiustificato dei nostri cari che in Casa Claudia Augusta stanno bene. Ben assistiti in una dimensione di comunità per la quale esprimiamo il massimo gradimento. Temiamo un grave deterioramento delle loro condizioni fisiche e psicologiche in seguito allo stress e alla paura di questi giorni, anche per gli interrogatori cui sono stati forzatamente sottoposti e al timore di essere sradicati dal contesto umano e sociale nel quale sono da tempo ben ambientati».
Il comitato è convinto che la struttura debba rimanere aperta: «Ci sono molti casi analoghi in Veneto. In Toscana esistono queste strutture grazie a una legge regionale. Si tratta di un servizio che soddisfa un’esigenza sociale, una via di mezzo tra il pubblico che è di difficile accesso per graduatorie e costi, e l’accudimento in casa. Per questo chiediamo che vi sia una proroga per l’adeguamento alle norme, un protocollo d’intesa con l’Usl 2 per il trasferimento dei pazienti, quando non siano più autosufficienti, in strutture idonee e al sindaco un incontro pubblico con i responsabili dei servizi sociali di Casale e Treviso». La risposta di Giuliato però è chiara: «Una struttura che non sia a norma non può funzionare – precisa -. Le leggi ci sono e vanno rispettate. Per questo stiamo già valutando varie soluzioni per il trasferimento degli ospiti in strutture adeguate».
I parenti
I nostri familiari sono trattati benissimo, è il caso che la Regione adegui la normativa