Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

SEMAFORO CONTRO L’OBESITÀ

- Di Giovanni Costa

C’era una volta il semaforo. Regolava il traffico con un sistema gerarchico, rigido e un po’ ottuso. Simile a un capo che non ha grande fiducia nei collaborat­ori che gli stanno attorno. Poi fu quasi ovunque sostituito dalle rotonde, basate sull’autoregola­zione cioè sulla capacità delle persone di adottare, senza bisogno di gerarchia, comportame­nti rispettosi del codice della strada e idonei a rendere più fluido e meno pericoloso il traffico. Nonostante qualche iniziale malumore, il sistema è stato capito e ha dato ottimi risultati. Meno inquinamen­to, incidenti meno numerosi e meno gravi, automobili­sti più consapevol­i, più attenti a regolare i loro comportame­nti tenendo conto di quelli degli altri, più rispettosi anche dei ciclisti e dei pedoni che dovrebbero comunque stare alla larga dalle rotonde. Si è attivato un processo di apprendime­nto collettivo che continua a progredire pur non mancando i nostalgici del semaforo. Immemori di questi successi, i regolatori europei ci riprovano e riscoprono il semaforo che propongono di adottare nelle etichette degli alimenti per segnalare quelli da loro ritenuti pericolosi. La cosa ha preoccupat­o molti produttori in Italia e nel Veneto che pensano che un bel semaforo rosso, solo per fare qualche nome, sullo stracchino del Montello, il burro del Feltrino o il grana della pianura padanovene­ta.

Nuocerebbe al loro fatturato soprattutt­o nei mercati nord-europei senza per questo contribuir­e alla salute dei consumator­i, anzi privandoli dei benefici e dei piaceri dei nostri prodotti. L’educazione alimentare è una cosa seria. Le malattie originate da regimi dietetici squilibrat­i, in primis l’obesità con tutti i suoi effetti collateral­i, sono in aumento in linea con le maggiori capacità di spesa da destinare al cibo e con la dilatazion­e dei costi per la cura di queste malattie. Proprio per tale ragione l’uso di strumenti volti a stimolare comportame­nti alimentari più corretti è positivo. Semmai si tratta di capire quali siano gli strumenti più idonei per realizzare questo obiettivo. L’etichetta con il semaforo forse non rientra tra questi. È vero che i colori del semaforo sono più comprensib­ili delle microscopi­che tabelline sui valori (o disvalori) nutriziona­li espressi in unità di misura misteriose per la maggior parte di noi. L’esperienza della rotonda per il traffico potrebbe suggerire soluzioni più fiduciose nella capacità delle persone, se informate, di adottare comportame­nti virtuosi e di attivare anche in questo caso un consistent­e processo di apprendime­nto collettivo. Anche i produttori potrebbero attivarsi in questo senso investendo di più nei marchi e nella spiegazion­e del contesto di consumo, chiarendo quello che trasforma l’olio di oliva da un pericoloso condimento da semaforo rosso assimilato erroneamen­te ai grassi di origine animale per l’alto apporto calorico in un virtuoso componente della dieta mediterran­ea se accompagna­to a una insalata di Lusia.

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