Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
SEMAFORO CONTRO L’OBESITÀ
C’era una volta il semaforo. Regolava il traffico con un sistema gerarchico, rigido e un po’ ottuso. Simile a un capo che non ha grande fiducia nei collaboratori che gli stanno attorno. Poi fu quasi ovunque sostituito dalle rotonde, basate sull’autoregolazione cioè sulla capacità delle persone di adottare, senza bisogno di gerarchia, comportamenti rispettosi del codice della strada e idonei a rendere più fluido e meno pericoloso il traffico. Nonostante qualche iniziale malumore, il sistema è stato capito e ha dato ottimi risultati. Meno inquinamento, incidenti meno numerosi e meno gravi, automobilisti più consapevoli, più attenti a regolare i loro comportamenti tenendo conto di quelli degli altri, più rispettosi anche dei ciclisti e dei pedoni che dovrebbero comunque stare alla larga dalle rotonde. Si è attivato un processo di apprendimento collettivo che continua a progredire pur non mancando i nostalgici del semaforo. Immemori di questi successi, i regolatori europei ci riprovano e riscoprono il semaforo che propongono di adottare nelle etichette degli alimenti per segnalare quelli da loro ritenuti pericolosi. La cosa ha preoccupato molti produttori in Italia e nel Veneto che pensano che un bel semaforo rosso, solo per fare qualche nome, sullo stracchino del Montello, il burro del Feltrino o il grana della pianura padanoveneta.
Nuocerebbe al loro fatturato soprattutto nei mercati nord-europei senza per questo contribuire alla salute dei consumatori, anzi privandoli dei benefici e dei piaceri dei nostri prodotti. L’educazione alimentare è una cosa seria. Le malattie originate da regimi dietetici squilibrati, in primis l’obesità con tutti i suoi effetti collaterali, sono in aumento in linea con le maggiori capacità di spesa da destinare al cibo e con la dilatazione dei costi per la cura di queste malattie. Proprio per tale ragione l’uso di strumenti volti a stimolare comportamenti alimentari più corretti è positivo. Semmai si tratta di capire quali siano gli strumenti più idonei per realizzare questo obiettivo. L’etichetta con il semaforo forse non rientra tra questi. È vero che i colori del semaforo sono più comprensibili delle microscopiche tabelline sui valori (o disvalori) nutrizionali espressi in unità di misura misteriose per la maggior parte di noi. L’esperienza della rotonda per il traffico potrebbe suggerire soluzioni più fiduciose nella capacità delle persone, se informate, di adottare comportamenti virtuosi e di attivare anche in questo caso un consistente processo di apprendimento collettivo. Anche i produttori potrebbero attivarsi in questo senso investendo di più nei marchi e nella spiegazione del contesto di consumo, chiarendo quello che trasforma l’olio di oliva da un pericoloso condimento da semaforo rosso assimilato erroneamente ai grassi di origine animale per l’alto apporto calorico in un virtuoso componente della dieta mediterranea se accompagnato a una insalata di Lusia.